These
are the desolate, dark weeks
when nature in its barrenness
equals the stupidity of man.
The year plunges into night
and the heart plunges
lower than night
to an empty, windswept place
without sun, stars or moon
but a peculiar light as of thought
that spins a dark fire –
whirling upon itself until,
in the cold, it kindles
to make a man aware of nothing
that he knows, not loneliness
itself – Not a ghost but
would be embraced – emptiness,
despair – (They
whine and whistle) among
the flashes and booms of war;
houses of whose rooms
the cold is greater than can be thought,
the people gone that we loved,
the beds lying empty, the couches
damp, the chairs unused –
Hide it away somewhere
out of the mind, let it get roots
and grow, unrelated to jealous
ears and eyes – for itself.
In this mine they come to dig – all.
Is this the counterfoil to sweetest
music? The source of poetry that
seeing the clock stopped, says,
The clock has stopped
that ticked yesterday so well?
and hears the sound of lakewater
splashing – that is now stone.
* * *
Queste
sono le buie e relitte settimane
quando la natura in tutto il suo squallore
eguaglia la stupidità dell’uomo.
L’anno si sfalda nella notte
come crolla
e crolla ancora il cuore
in una terra desolata e battuta
dal vento e senza sole, senza stelle
o luna / ma solo un quarto di luce
un pensiero
che trama un fuoco arcano
e intorno a sé arabeschi incielati
finché nel freddo divampa
fino a rendere l’uomo il cosciente
del nulla, neanche del suo stesso
stare solo. Non c’è uno spettro
e puoi toccarlo – tenerezza, vacuità,
disperazione – (loro gemono,
sussurrano)
tra lampi e fracassi di guerra
dimore nelle cui stanze il gelo
è più tagliente di quanto si pensi,
i morti che abbiamo amato,
i letti vuoti umidi i giacigli,
sedie intonse.
Nascondilo da qualche parte
nell’avamposto della mente
e lascia che si pianti e gemmi
– lontano da occhi e orecchi invidiosi –
solo per sé stesso.
È in questa miniera che tutti vengono a scavare.
Ed è questo lo stigma della melodia
più amata? La sorgente della poesia è quella
che vedendo l’orologio fermo dice fermo
è l’orologio che ieri così bene rintoccava?
e ascolta il canto dell’acqua lacustre
che si leva in fiotti. Adesso è pietra.
Traduzione di Giovanni Ibello
Da “The Complete Collected Poems of William Carlos Williams, 1906-1938”, New Directions, Norfolk, Connecticut, 1938.
© Fotografia di Lisa Larsen / The LIFE Picture Collection via Getty Images
Giovanni Ibello (Napoli, 1989) vive e lavora a Reggio Emilia. Una sua antologia poetica è stata pubblicata in Russia per l’editore Igor Ulangin nella collana «Contemporary italian poets» a cura di Paolo Galvagni. I suoi versi sono stati tradotti in sei lingue tra riviste, lit-blog e volumi antologici di poeti italiani all’estero. Nel gennaio del 2021 inaugura, con un selezioni di testi inediti, la rubrica «I poeti di trent’anni» curata da Milo De Angelis per la rivista «Poesia di Crocetti». Nel novembre del 2022 pubblica «Dialoghi con Amin» per Crocetti-Idee editoriali Feltrinelli. L’opera vince il Premio Lerici Pea 2023 e il Premio Calabria-Veneto 2023. È direttore della rivista «Atelier» (sezione online) dove cura una rubrica di traduzioni poetiche. Dirige per «Terra d’ulivi edizioni» la collana di poesia «Deserti luoghi».