Wendell Berry, “Perché l’amore tocchi terra” (Lindau, 2022)

traduzione e cura di Riccardo Duranti, nota di Massimo D'Arcangelo

 

Perché l’amore tocchi terra è indispensabile affondare le mani nel terreno, spaccare a piene mani con generosità ogni zolla, donare semi all’ignoto. Le parole di Wendell Berry si appropriano di questo scenario, rivelano il fulcro dell’esistenza umana.
L’accapo raggiunge e attraversa, ogni qualvolta sempre più a fondo, il mondo sottratto alla memoria, la pace delle cose selvatiche. I versi dell’autore, in tal senso, penetrano ogni pensiero più intimo, smuovono in noi l’uomo antico che la megalopoli ha inumato con prolungati chilometri di asfalto e milleluci fluorescenti di apatica indolenza.
Ci troveremo, così, candela riposta controvento, specchiati nell’amenità del canto, grati a chi tale splendore ha programmato piantando, dando un posto per il tempo avvenire al canto.

Massimo D’Arcangelo

 

 

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The peace of wild thing

 

When despair for the world grows in me
and I wake in the night at the least sound
in fear of what my life and my children’s lives may be,
I go and lie down where the wood drake
rests in his beauty on the water, and the great heron feeds.
I come into the peace of wild things
who do not tax their lives with forethought
of grief. I come into the presence of still water.
And I feel above me the day-blind stars
waiting with their light. For a time
I rest in the grace of the world, and am free.

 

 

La pace delle cose selvatiche

 

Quando mi sale la disperazione del mondo
e mi sveglio di notte al minimo rumore
per paura di come sarà la vita mia e dei miei figli,
vado a sdraiarmi dove il germano silvestre
si posa splendido sull’acqua e il grande airone mangia.
Entro nella pace delle cose selvatiche
che non si affliggono la vita con presagi
di dolore. Entro al cospetto dell’acqua calma.
E sento sopra di me le stelle cieche di giorno
in attesa con la loro luce. Per un po’
riposo nella grazia del mondo e sono libero.

 

 

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Enriching the Earth

 

To enrich the earth I have sowed clover and grass
to grow and die. I have plowed in the seeds
of winter grains and of various legumes,
their growth to be plowed in to enrich the earth.
I have stirred into the ground the offal
and the decay of the growth of past seasons
and so mended the earth and made its yield increase.
All this serves the dark. I am slowly falling
into the fund of things. And yet to serve the earth,
not knowing what I serve, gives a wideness
and a delight to the air, and my days
do not wholly pass. It is the mind’s service,
for when the will fails so do the hands
and one lives at the expense of life.
After death, willing or not, the body serves,
entering the earth. And so what was heaviest
and most mute is at last raised up into song.

 

 

Arricchire la terra

 

Per arricchire la terra ho seminato trifoglio ed erba
perché crescano e muoiano. Ho interrato con l’aratro semi
di frumenti invernali e di varie leguminose,
la cui crescita sarà interrata con l’aratro per arricchire la terra.
Ho mischiato nel terreno scarti animali
e avanzi di cose cresciute nella stagione scorsa
e così ho emendato la terra e ne ho migliorato la resa.
Tutto questo al servizio dell’oscurità. Sto pian piano cadendo
nel fondo delle cose. Eppure, mettermi al servizio della terra,
senza sapere cosa servo, concede all’aria
un’ampiezza e una delizia e i miei giorni
non passano del tutto. È il servizio della mente,
perché poi, quando vien meno la volontà, anche le mani
vengon meno e si vive alle spalle della vita.
Dopo la morte, nolenti o volenti, serve anche il corpo,
entrando nella terra. E così quello che era pesantissimo
e muto al massimo alla fine viene elevato a canto.

 

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Wendell Berry ha portato, con ammirabile coerenza e con tutti i notevoli mezzi che ha a disposizione, la sua testimonianza umana nel corso della sua intera esistenza, spesso finendo emarginato perfino nel suo Paese come un fenomeno obsoleto, un laudator temporis acti che strepita invano contro l’agribusiness e le magnifiche sorti e progressive. Anche tra gli altri poeti americani Berry è stato a lungo guardato con sospetto perché nella natura protagonista delle sue poesie scorre linfa vera e non linfa d’inchiostro. Lui ha proseguito per la sua strada, approfondendo il discorso dall’arte agricola al contesto selvatico senza il quale la prima non acquisterebbe valore.
Il rinnovato interesse, sotto l’incalzare di nuove minacce ambientali, verso i temi ecologici ed economici nelle nuove generazioni prelude a una sua riscoperta e rivalutazione sempre più urgente.
Dall’epica narrazione delle vicende del suo angolo di Kentucky e dalla celebrazione concreta della sua esperienza di agricoltore e amante della natura, Wendell Berry è riuscito ad allargare il discorso sulla rilevanza globale della sopravvivenza che richiede un rapporto più equilibrato tra gli esseri umani e la natura che li circonda e nutre.
Lo sfrenato consumo delle risorse che l’uomo, nella sua hybris di dominio, crede di poter perpetuare in eterno sta raggiungendo e superando i limiti che Wendell Berry ha indicato e denunciato nel corso di decenni.
Nel deserto che si profila sempre più prossimo, la sua voce dovrà cominciare a essere udita e moltiplicata.

Riccardo Duranti

 

 

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VII

 

Under the sign of the citizen’s pistol,
under the sign of the corporate dozer,
we meet again: the modest flowers
of the woods, faithful to this place
where they have belonged a few days
every spring for years uncountable,
and I, who have known them only
for most of the years of a human life.
Though I am worn with the years
I have awaited them, they arrive
each spring young as before.
Where the native membership
remains intact, the flowers cover
the ground, in surplus of perfection,
quietly radiant, unexplained.
So much given, so few who know.
So much beauty, so little love.

 

 

VII

 

Sotto il segno della pistola del cittadino,
sotto il segno della ruspa aziendale,
c’incontriamo ancora: i fiori modesti
del bosco, fedeli a questo luogo
cui sono appartenuti per pochi giorni
ogni primavera da innumerevoli anni,
e io, che li ho conosciuti solo per la maggior
parte degli anni di una vita umana.
Anche se sono consunto dagli anni
li ho aspettati, arrivano
ogni primavera giovani come prima.
Dove l’appartenenza indigena
rimane intatta, i fiori ricoprono
il terreno, in un eccesso di perfezione,
tranquillamente raggianti, senza spiegazioni.
Tanta munificenza, così poca conoscenza.
Tanta bellezza, così poco amore.

 

 

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Wendel Berry (1934) romanziere, poeta e critico culturale, ma anche agricoltore, attivista ecologista, pacifista. Autore di saggi, romanzi e poesie, ha ricevuto una lunga serie di riconoscimenti e fellowship. Ha insegnato letteratura inglese e scrittura creativa in diverse università nord-americane. Dal 1965 vive nel Kentucky, con la moglie, nella fattoria di famiglia, dedicandosi alla scrittura e all’agricoltura biologica. Di Wendell Berry, la casa editrice torinese Lindau ha pubblicato i romanzi Jayber Crow, Hannah Coulter, Un posto al Mondo, La memoria di Old Jack, I primi viaggi di Andy Catlett, e le raccolte di saggi Mangiare è un atto agricolo e La strada dell’ignoranza.

Riccardo Duranti (1949) è un poeta e traduttore italiano. Vive sui Monti Sabini dove gestisce un uliveto. È stato a lungo docente di Letteratura Inglese e Traduzione Letteraria all’Università La Sapienza di Roma. Ha tradotto l’opera omnia di Raymond Carver e autori come John Berger, Philip K. Dick, Cormac McCarthy, Michael Ondaatje, Nathanael West, Richard Brautigan, Caryl Churchill, Elizabeth Bishop, Henry David Thoreau, Edward Bond e Kate Tempest. Nel 1996 ha ricevuto il Premio Nazionale per la Traduzione e il Premio Catullo nel 2014. Tra i suoi libri di poesia: Bivio di voce (Empirìa, 1987), The Archer’s Paradox (The Many Press, 1993), L’affettuosa fantasia (Aracne, 1998), Made in Mompeo, haiku e immagini (Corbu, 2007), Meditamondo (Coazinzola Press, 2013). Nel 2015 è uscito il libro di racconti L’orsacchiotto Carver e altri segreti (Ianieri).