Carogna che sei, o vita! Ti nutri senza vergogna e ti sazi di morte!
I tuoi seni turgidi assorbono e si gonfiano di maleodoranti odori,
di carni putride e contaminate, cosparsi di cenere.
Ammaliatrice di sogni, scendi sino alle porte degli inferi,
nei suoi miasmi mortiferi, per risalirne vittoriosa.
Porti con te, Persefone emancipata dal mito, il verme trionfante
che tutto divora. Quel verme che penetra i visceri della Terra
e della carne marcescente, ebbro, ne discioglie gli umori.
Quel verme che non è oracolo alla morte, bensì alla vita.
La maschera di bellezza, o vita, si veste del volto della distruzione:
di ciò ti nutri, da ciò risorgi!
Come una compagnia d’armi assassina, afferra con artigli terre desolate,
le invade, devasta e ne trae linfa per altre scorrerie.
Un disordinato formicolare, in preda a frenesia prospera ed estatica,
che esalta la disintegrazione della forma.
La morte agisce cheta e silenziosa, tu vita, invece, ti animi violenta!
Il buon Dio ti osserva mentre distruggi sorella morte,
in quei momenti nulla può il suo potere e non mostra pietà
della di lei sorte, di un destino in agonia.
Il tuo aspettare all’uscio è famelico, come un branco di bestie ferine
acquattate nell’erba, in attesa della debole preda.
Artigli e zanne grondanti di sangue,
mentre trasformano l’ordinario in distruzione.
L’attacco non è imprevisto, voluto da madre natura
che, con i suoi grandi cerchi, vela la contraddizione della morte,
la putrefazione fetida, lo sbriciolamento dell’essere,
la polverizzazione della storia e l’annientamento dell’amore,
sotto un grande tappeto di un colore rosso brillante.
Da qui il sangue rinasce, magicamente, divorando la morte!
Il mistero più profondo di Dio:
in che modo un essere immondo torna alla bellezza?
Come può la bellezza nutrirsi di decomposizione, traendone linfa vitale?
-Tu, vita, non t’interessi di me! Proteggi te stessa dal tempo,
dalla desolazione tremenda, da una paura che giunge alla pazzia,
di divenir tu stessa morte!
O vita! Guarda la morte mentre la divori!
Contemplerai uno specchio, profondo e tenebroso,
al fondo del quale troverai te stessa, il tuo destino.
Una cosa solamente è sicura della morte, la vita!