Verónica Pedemonte – Tre inediti (Traduzione di Marcella Filippi Plaza)

Veronica Pedemonte Morillo VelardeVerónica Pedemonte Morillo Velarde, scrittrice di nazionalità spagnola, è nata a Montevideo (Uruguay) ed è arrivata in Europa all’età di otto anni. Ha studiato psicologia e filologia anglo-germanica. Ha svolto l’attività giornalistica per vari media: è stata corrispondente ed editorialista per la catena di informazioni Europa meridionale, Diario di Cádiz (Giornale di Cadice) e altri. Ha presieduto il collettivo artistico e letterario El Ermitaño, organizzatore della Biennale Plastilírica, Mostra del Museo dell’Acqua (Lisbona). Ha scritto numerosi libri di poesia.

Marcela Filippi Plaza (1968) è una traduttrice cilena che vive in Italia. Ideatrice del progetto delle antologie bilingue Buena Letra 1 (2012) e Buena Letra 2 (2014) di scrittori ibero-americani tradotti per la prima volta in italiano, e della collana bilingue Fascinoso Verbum, che nei primi tre volumi comprende il poeta e critico letterario italiano Domenico Cara, la poetessa cilena Jeanette Núñez Catalán e il poeta spagnolo Miguel Veyrat. Di sua cura e traduzione Urbs Aeterna (Edizioni Talos, 20 sonetti dedicati a Roma) di Julián Isaías Rodríguez. Attualmente sta preparando l’antologia bilingue Letras (ex Buena Letra), e l’antologia trilingue (portoghese,spagnolo, italiano) per la collana Letras che includerà i più prestigiosi poeti portoghesi contemporanei.

Veronica Pedemonte
Tre inediti
Traduzione di Marcella Filippi Plaza

SILVIA PLATH SE DIRIGE A LA MUERTE

Silvia Plath se dirige a la muerte.
Silvia Plath no está viva cuando se dirige a la muerte.
No está viva y lo sabe.
Alguien la había matado antes.
¿Quién, cuándo, cómo?
Su lejana memoria no lo encuentra.
Silvia Plath se dirige a la muerte y le dice:
No te culpo, vives de unos y de otros.
Deja el vaso de leche tibia para sus hijos
y los contempla muerta.

SILVIA PLATH SI DIRIGE ALLA MORTE

Silvia Plath si rivolge alla morte.
Silvia Plath non è viva
quando si rivolge alla morte.
Non è viva e lo sa.
Qualcuno l’aveva uccisa prima.
Chi, quando, come?
La sua lontana memoria non lo trova.
Silvia Plath si rivolge alla morte
e le dice: Non t’incolpo,
vivi degli uni e degli altri.
Lascia il bicchiere di latte
tiepido per i suoi figli
e da morta li contempla.

*

DESPUÉS DEL VESUBIO

Dorada por la luz del mediodía
dejé caer mi túnica a tus pies
y era tu mirada una caricia
más leve que la brisa de la tarde.
Las cenizas volcánicas caen sobre nosotros.
Arde mi piel que ya tu amor no cubre
y el hueco de mi cuerpo es tu recuerdo.
Siglos después algún esclavo estúpido
mostrará sin pudor a hombres ajenos
sobre la lava ardiente de tu amor
las ruinas de Pompeya calcinada.

DOPO IL VESUVIO

Dorata dalla luce di mezzogiorno
ho lasciato cadere la mia tunica ai tuoi piedi
e il tuo sguardo era una carezza
più lieve della brezza della sera.
Le ceneri vulcaniche cadono sopra di noi.
Arde la mia pelle che il tuo amore ormai non copre
e la cavità del mio corpo è il tuo ricordo.
Secoli dopo qualche schiavo stupido
mostrerà senza pudore a uomini estrane
sulla lava ardente del tuo amore
le rovine di Pompei calcinata.

*

ESCARLATA

Con las viejas cortinas de mi casa
me he fabricado un traje contra el odio,
las ventanas desnudas no me aterran
las miradas ajenas no me enturbian.
No mendigo ni besos ni caricias
ni elogios ni palabras amorosas.
Me alimento de cálices antiguos
y me entrego a los dioses del pasado
antes que venerar a un dios mediocre.
Con la tierra en la mano soy yo misma
la diosa de mis noches y mis días.
Ver pasar el halago por mi puerta,
juré que no me haría pasar hambre.
Si existe una gloria más excelsa
que el canto inigualable de la vida
lo pensaré mañana, no lo duden.

SCARLATTA

Con le vecchie tende di casa mia
mi sono fatta un vestito contro l’odio,
le finestre nude non mi terrorizzano
gli sguardi degli altri non mi offuscano.
Non mendico, né baci né carezze
né elogi né parole d’amore.
Mi alimento da calici antichi
e mi affido agli dei del passato
piuttosto che venerare un dio mediocre.
Con la terra nella mano, sono me stessa
la dea delle mie notti e dei miei giorni.
Veder passare l’adulazione dalla mia porta,
ho giurato che non avrei fatto la fame.
Se esiste una gloria più eccelsa
che il canto ineguagliabile della vita
ci penserò domani, non ne dubitate.


Fotografia di proprietà dell’autrice.