Vanni Schiavoni – da “I cerchi dell’accrescimento”

SCHIAVONI

Vanni Schiavoni è nato a Manduria nel 1977, vive a Bologna. Ha pubblicato le raccolte poetiche: Nocte (L’Autore Libri, 1996); Il balcone sospeso (Lisi, 1998); Di umido e di giorni (fALOPPIO, Lietocolle, 2004); Salentitudine (Ibid., 2006); Guscio di noce (Ibid., 2012). Ha curato l’antologia poetica Rosso, tra erotismo e santità (Ibid., 2010). Ha inoltre pubblicato il romanzo Come gli elefanti in Indonesia (Lecce, LiberArs, 2001).

Vanni Schiavoni
da I cerchi dell’accrescimento
(inediti)

 

 

Ora che non siamo più marinai

schiavoni 01
Dai muri sbianca ancora la calce
i nostri passi sporchi
l’abbrivio residuo di una vita remata
ammainata ora con gesti fiacchi
con le tempeste e le bonacce
le pieghe del libeccio
le crepe sincere dei porti.

Non camminiamo adesso sopra assi di legno
ma lungo linee immobili di mezzeria
con un modo che ancora ci sfugge: era nostro
l’equilibrio del rollio e stupisce
l’imperlarsi da rosario delle porte
chi pregava l’immaginare giusto delle rotte
e stupisce il rifiutarsi scostante delle donne
chi sapeva sognarle in una mano.

Quando al largo c’era davvero lo spazio
e lo sgusciare di ricami lucenti
sul dorso bluastro dei tonni
lo scalciare possente e nervoso della leccia
il timore implicito
nell’ombra di una tracina.
schiavoni 04
E il vento
che ci sbatte sulle facce
non ha più quell’afrore di sale
che sapevamo schivare dagli occhi
e non lo hanno i conti delle nostre colpe
che all’improvviso troviamo chiuse
e sulla terraferma.

Salvatore

È una falce enorme e pelle di alluminio e legno e  scarpe
più vecchie di lui, la vespa nell’angolo e i piccioni in gabbia
e tirare a campare come ragnatele semplici, rughe non dette
l’umido della cantina a sbriciolare le ossa, la brocca di veleno
che fa da sé e il peso delle cose lo misura come fosse concime.
È perduto come un intero mondo su un nastro smagnetizzato
come l’amaro delle sue notti vedove, come l’albero sul retro
che va abbattuto o il ricordo di un passato troppo diverso
e troppo vicino per essere sognato. È un contadino, mio zio.

E lo vedo ancora affidare alla terra ogni orazione e ogni bestemmia
analfabeta tesserne canti con quattro denti e labbra strette di fatica
poi rivoltarla senza meraviglia perché ne conosce la condizione
e sa che a entrambi toccherà svegliarsi presto anche domani


Vanni Schiavoni è nato a Manduria nel 1977, vive a Bologna. Ha pubblicato le raccolte poetiche: Nocte (L’Autore Libri, 1996); Il balcone sospeso (Lisi, 1998); Di umido e di giorni (fALOPPIO, Lietocolle, 2004); Salentitudine (Ibid., 2006); Guscio di noce (Ibid., 2012). Ha curato l’antologia poetica Rosso, tra erotismo e santità (Ibid., 2010). Ha inoltre pubblicato il romanzo Come gli elefanti in Indonesia (Lecce, LiberArs, 2001).

 

Fotografia di proprietà dell’autore