Verusca Costenaro è nata Marostica (VI), dove è rimasta fino a 24 anni. Ha poi vissuto a lungo tra Venezia e Mestre, dove ha lavorato come insegnante di inglese e italiano a stranieri. L’ultima sua tappa di vita comprende Firenze, dove vive e lavora da metà novembre 2016. Scrive poesia in inglese e italiano. Nel 2013 è uscita una sua silloge, La misura che non si colma, a cura dell’Associazione LunaNera. Nel 2016 è arrivata tra i 10 finalisti con menzione al Festival bolognese DialogArti a cura del Gruppo 77, e ha ottenuto il Premio Speciale Giuria al Premio Letterario Città di Massa San Domenichino. A marzo 2017 si è classificata prima all’8ª edizione del concorso letterario “Le parole nel cassetto” del Caffè Letterario Le Murate di Firenze, con cui ha appena pubblicato senza il sogno e con la pazienza, una plaquette di 5 poesie. "Sofia ha gli occhi" è il suo prossimo libro in uscita per InternoPoesia.

Vanna Carlucci – Inediti

CARLUCCIVanna Carlucci (1987) si occupa di poesia, cinema e fotografia. Ha vinto il contest nazionale letterario 2014 battute per un anno di teatro indetto dal Teatro Kismet di Bari (2014), partendo da un incipit scritto da Mariangela Gualtieri per l’occasione. Ha pubblicato su alcune riviste di cinema (La Furia Umana, Lo Specchio Scuro, Filmcritica, Filmparlato) e di filosofia (Logoi.ph). Scrive per la rivista di critica cinematografica Uzak. Involucri (LietoColle, 2017) è la sua opera prima in poesia.

Vanna Carlucci
Inediti

*

Ogni parola è l’immagine di una mancanza che viene trattenuta
È il gesto di uno sguardo che cerca nel vuoto una rientranza
l’alchimia di una carezza e
la notte si fa più interna se la mano resta esile e sola
e gli occhi cedono al ricordo dello stormire remoto degli uccelli
quando disgregano il cielo beccando l’aria.

Questi occhi, due pesi oltre il buio,
cadevano senza ritorno
in un piccolo silenzio pieno di sassi.

*

La tua voce è una spia luminosa
scuce la notte
tocca i pensieri, i giorni scoperti, gli anni.
Sento qualcosa cadere
come Bach adesso nella mia stanza
con le sue mani a tagliare l’aria nelle mie mani.
Se il silenzio è
un movimento bianco che fa eco nel petto,
un’improvvisa accelerazione di battito, un tonfo,
tu porgimi gli occhi
e fammi vedere
quanto affanno c’è nella distanza,
di questo viso che cerca la tua direzione
per una formazione cava che scava gli zigomi,
le labbra ancora senza suono
e divarica le ciglia non usurate dal mondo.
Fai in modo che io sia
la parola che ti manca
un suono piccolo all’altezza del tuo fiato.
È qualcosa che arriva da lontano
perché non c’è nitidezza nel ricordo,
è senza origine
il lento approssimarsi
di un addio.

 


 

 

Fotografia di proprietà dell’autrice.