un angolo della vita
Quando lei solleva gli occhi dall’orologio
ci alziamo e più adagio di così
davvero non riusciremmo a muoverci.
Ora non resta che trovare un punto
in cui dirsi “addio”.
Appena usciti dal bar
attraversiamo la strada di corsa insieme,
come abbiamo fatto tante volte
nella nostra storia (altre volte).
Ecco, questo è esattamente il giorno,
lo spigolo della città in cui separarsi,
ci stiamo lasciando per una volta (l’ultima)
senza baciarci.
Fatti alcuni passi in direzioni opposte
ci fermiamo e con occhi attenti
e un cenno trattenuto appena della mano
ci ripetiamo di nuovo «addio»,
cose se fosse forse, chissà, per rivederci.
All’angolo dell’isolato
prima di perderla di vista
io mi fermo e mi volto ancora:
lei, la sua figura snella,
il suo vestito leggero, corto,
il suo corpo esile,
che non avrò mai più vicino,
se ne va via in fretta lungo la sua strada
senza fermarsi, senza voltarsi,
in un incedere sicuro,
col piglio asprigno della sua dolcezza,
in una direzione che non è più la mia:
il suo, per me intangibile, futuro.