Il grido delle rondini,
ebbre di sole e azzurro.
I loro intrecci d’ala
– danze sottili e picchiate –
nel fulgido mattino.
Il canto
continuo, incessante, crescente
– ondate che si rincorrono e si fondono –
delle cicale nascoste,
in mezzo ai rami.
Tripudio dell’estate, in questi cori.
Ma se improvviso si apre
lo squarcio di un silenzio
– ed è un attimo, soltanto un attimo –
a interrompere il fragore,
il mondo intero
perde un battito.
Il tempo più non scorre e si rapprende,
scheggia dolorosa,
e si materializza,
a encausto nitidissimo
nel vuoto,
il vuoto stesso.
Ed è sgomento.