Tres Poemas: Orietta Lozano

Traduzione a cura di Emilio Capaccio

Orietta Lozano (1956), è una poetessa colombiana contemporanea, già direttrice della Biblioteca Municipale del Centenario di Calì, sua città natale. Per la sua opera poetica è stata insignita, nel 1986, del Premio Nazionale Eduardo Cote Lamus, con la raccolta El vampiro esperado, e premiata, nel 1993, per il miglior verso erotico, dalla Silva Poetry House, una delle più importanti organizzazioni culturali colombiane, con sede nella casa dove visse il poeta, José Asunción Silva. Nel 1995, è stata invitata alla 13° Biennale Internazionale del Poètes di Parigi.

 

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ASCENDIENDO HACIA EL OLVIDO

 

Redimí mi carne, la inmolé en el sagrado
bebedizo de la poesía
y me lavé en sus aguas de yerbas perfumadas.
Me liberté en el mítico olor del lenguaje
que me poseyó en los sueños.
Todo se irá conmigo en la hora inviolable,
todo se irá conmigo, el polvo de la luna,
tus uñas desgarrando mi fastidio,
el olor inviolable del deseo.
Los perros hambrientos del lenguaje
han dejado su presa abandonada en el silencio.
─ Me duele el lenguaje que agoniza tercamente
entre mis carnes ─
Olvídame
con tu recuerdo me desciendes,
me detienes.
─ Lo perdido nunca más será hallado ─
Déjame en la edad del olvido.
Un día me uní a esta violenta caravana
y la destrocé como a una jaula de gorilas,
destrocé la nave en que se detuvo el desespero,
la incineré como carne sagrada y su polvo
me dio la dimensión del tiempo y de la muerte.
Déjame en la edad de la nada.
Déjame ascender hacia el olvido.

 

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ASCENDERE ALL’OBLIO

 

Redensi la mia carne, la immolai nel sacro
infuso della poesia
e nelle sue acque d’erbe profumate mi lavai.
Mi liberai nell’odore mitico del linguaggio
che nei sogni mi possedette.
Tutto verrà con me nell’ora inviolabile,
tutto verrà con me, la polvere della luna,
le tue unghie che strappano il mio fastidio,
l’inviolabile profumo del desiderio.
I cani affamati del linguaggio
hanno lasciato la loro preda abbandonata nel silenzio.
─ Mi duole il linguaggio che agonizza caparbiamente
tra le mie carni ─
Dimenticami
col tuo ricordo mi tiri giù,
mi trattieni
─ Il perduto non sarà mai più ritrovato  ─
Lasciami nell’età dell’oblio.
Un giorno mi unii a questa violenta carovana
e la feci a pezzi come una gabbia di gorilla
feci a pezzi la nave in cui si trattenne la disperazione,
la incenerii come carne sacra e la sua polvere
mi diede la dimensione del tempo e della morte.
Lasciami nell’età del nulla.
Lasciami ascendere all’oblio.

 

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INVOCACIÓN AL SOL

 

El sol comienza como un sátiro con mirada ardiente
a ceñir la flor, la piedra, el agua,
y el ojo ciego, la peste, el cuerpo enfermo
renace a su mirada.
Yo quiero morir soledad, de sol enamorado,
del sol de los borrachos que les fue dulce
cuando el vino agotó sus hígados y no encontraron
el camino plácido del sueño.
Del sol de los suicidas, cuervo negro,
que en perfecta armonía danza ciego.
Del sol de los que nacen, carne nueva,
nueva voz que se revuelca poderosa.
Sostenme, encántame.
Estoy exhausta, vive en mí que la canción
ha sido triste en estos tiempos últimos.
Vive en mí, ahora que el sueño es un terrible monstruo
que no danza, que no canta, sólo ríe silencioso,
y me arroja de lado de la magia a una gruta del infierno,
y todos mis amigos vienen, me miran y se van,
me dejan sola en este extraño espacio
donde los gatos se esconden con sus negras colas,
y la serpiente canta su agonía de arrastrarse eternamente,
y la quijada del tiempo cambia la curva por el camino recto,
y destroza el mármol y la arcilla como un cuchillo
manando gozo.
Encántame, perdúrame, no te duermas,
deja tu lira sonar, que aún no tengo sueño

 

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INVOCAZIONE AL SOLE

 

Il sole comincia come un satiro dallo sguardo ardente
a cingere il fiore, la pietra, l’acqua,
e l’occhio cieco, la peste, il corpo malato
rinasce al suo sguardo.
Voglio morire in solitudine, di sole innamorato,
di sole che fu dolce agli ubriachi
quando il vino spossò il loro fegato e non trovarono
il placido sentiero del sonno.
Del sole dei suicidi, nero corvo,
che in perfetta armonia danza cieco.
Del sole di coloro che nascono, carne nuova,
nuova voce che si rotola potente.
Sostienimi, incantami.
Sono esausta, vivi in me che triste
negli ultimi tempi è stata la canzone.
Vivi in me, ora che il sogno è un terribile mostro
che non danza, che non canta, che solo ride silenziosamente,
e mi scaraventa al margine della magia in una grotta dell’inferno,
e tutti i miei amici arrivano, mi guardano e se ne vanno,
mi lasciano sola in questo estraneo spazio
dove i gatti si nascondono con le code nere,
e il serpente canta la sua agonia di strisciare eternamente,
e la mascella del tempo scambia la curva per il cammino retto,
e frantuma il marmo e l’argilla come un coltello
che zampilla gioia.
Incantami, perdurami, non ti addormentare,
lascia la tua lira suonare, che ancora non ho sonno.

 

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PREDESTINADA A LA TRISTEZA

 

Ya no soy yo amado,
y no sé quién soy, si todavía permanezco,
si estoy aquí y lo que toco está.
Las palabras me caen como agua fresca,
la tristeza se riega en mi música ensangrentada.
En mi corazón se anida un animal herido
y mis versos preferidos los dije a la noche
que aguarda el beso caliente del amante
y el rumor perecedero de la piedra.
Ya no soy yo amado,
y no sé si estoy aquí, si mis miembros se cierran
o se abren,
si la muerte es un mal sueño dilatándose en mis venas,
recordando como una voz antigua,
mi no permanecer, ni fugaz sentir, mi antiguo malestar
caído de la duda.

 

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PREDESTINATA ALLA TRISTEZZA

 

Non sono più amata,
e non so chi sono, se ancora permango,
se sono qui e quello che tocco è qui.
Le parole cadono come un’acqua fresca,
la tristezza s’irrora nella mia musica insanguinata.
Un animale ferito s’annida nel mio cuore
e i miei versi preferiti li ho detti alla notte
che attende il caldo bacio dell’amante
e il suono perituro della pietra.
Non sono più amata
e non so se sono qui, se le mie membra si serrano
o si aprono,
se la morte è un brutto sogno che si dilata nelle vene,
ricordando come una voce antica,
il mio non permanere, né il fugace sentire, il mio malessere antico
caduto dal dubbio.

 

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I testi tradotti appartengono alla raccolta: Memoria de los Espejos (Ediciones Puesto de Combate, 1983).