© Fotografia di Dino Ignani

Tiziano Broggiato – “Sorvoli” (Luigi Pellegrini, 2023)

Nota di Giancarlo Baroni

Comincio questa mia recensione della coinvolgente raccolta di Tiziano Broggiato intitolata Sorvoli (Luigi Pellegrini, 2023, p. 118) citando per intero questa poesia particolarmente riuscita e significativa:

 

La lenta distruzione di Osiv

La città sta reclinando la testa:
un assedio lungo sessantacinque anni
ne ha fiaccato la resistenza.
Crepe e crolli si moltiplicano
così come il numero dei cani notturni
che si aggirano tra le sue rovine.

Oggi Osiv è un posto irraggiungibile,
e se anche lo si potesse raggiungere
sarebbe solo per vedere un tizio
che furtivamente si ritrae
dietro una tendina.

Qui l’autore mette in pratica l’affermazione del poeta premio Nobel Ceszlaw Milosz che fa da epigrafe all’intero libro: «Il poeta è colui che vola sopra la terra / e la guarda dall’alto e al tempo stesso / colui che ne vede ogni suo dettaglio». Lo sguardo di chi racconta è in questi versi allo stesso tempo esterno e interno, distante e prossimo, coinvolto ed estraneo.

Il “viso” (parola generata dalla lettura all’incontrario di “osiv”) che vediamo ritirarsi dietro la tendina potrebbe forse essere quello, dolente, dello stesso autore che si ritrae nei panni dello scrittore-osservatore: vede i fatti da vicino ma separato dallo schermo (dalla tendina) della scrittura che è, come sappiamo, un modo per partecipare alla vita restandone distaccato: «Torno a rannicchiarmi / tra le pagine del libro / appena lasciato. / Un buon rifugio di cartone e carta / come quello che ogni sera erige con perizia, / nel sottoportico benedettino, / il convertito clochard».

Si avvertono ne La lenta distruzione di Osiv echi calviniani (l’Italo Calvino de Le città invisibili); inoltre il nome della città del titolo può essere forse considerato un omaggio al poeta Fernando Bandini, vicentino proprio come Broggiato, che chiamava Vicenza con un nome rovesciato e a specchio: Aznèciv.

 

È un mondo, quello raccontato in Sorvoli, dominato dalla stanchezza, da un senso di resa, da un’attesa senza speranza, dal disincanto; le pagine sono come avvolte da una patina di malinconia e d’altronde (come ricorda il titolo di un famoso libro di Margot e Rudolf Wittkower) spesso gli artisti sono o si sentono oppure vengono considerati «nati sotto Saturno». Nel libro sembra che la malinconia non sia tanto la proiezione dello sguardo sulle cose quanto soprattutto una caratteristica e una proprietà immanenti la realtà in cui viviamo. Il cielo appare «irritato»; un sole «obliquo, sconfitto» «apre la tenda senza allegria», «il vento fa sbandare i rifiuti sul marciapiede»; «il fiume si aggira stizzito / tra le aride pietre dove non suonano più / le sue acque»; «una pioggia lenta, codarda, guastafeste. / Cielo e acqua si fondono diventando / un unico ininterrotto spettro grigio»; «una natura arresa e sgomenta».

Persino le parole risentono di questa tristezza delle cose reali. È un mondo sostanzialmente minaccioso («l’aria intorno trema per quello che sta / per succedere»), «irto di pericoli», abitato da gente dai «volti frastornati», dove la speranza è «ingannevole» e non si ha voglia di fermarsi ad ascoltare, dove prevale «una sorta di musica di sopravvivenza».

La parola “insonnia”, con i suoi spettri, ricorre spesso nelle pagine portando inevitabilmente con sé un senso di spossatezza e di solitudine, di disagio e di parziale afasia: «un passante insonne cammina con pesante / andatura […]»; «Tiro la tenda blu. Sento che mi stanno mancando le vocali. / Fammi dormire».

E intanto il tempo, vorace e inesorabile, procede «verso il proprio annullamento / verso il semicieco mare che lo attende».

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Tiziano Broggiato risiede a Vicenza dove è nato, nel 1953. Tra le sue raccolte di poesie ricordiamo: Parca lux, Marsilio, Venezia, 2001, Anticipo della notte, Marietti, Milano, 2006, Dieci poesieNuovo almanacco dello Specchio n°3, Mondadori, Milano, 2007, Città alla fine del mondo, Jaca book, Milano, 2013, Preparazione alla pioggia, Pequod, Ancona, 2015 e Novilunio, Ed. Pordenonelegge, 2018. Tra i più significativi riconoscimenti, il premio Montale, il premio Unione lettori italiani, il Sandro Penna, il Paolo Prestigiacomo. Ha curato le antologie: Canti dall’universo – Dodici poeti italiani degli anni ottanta, Marcos y Marcos, Milano, 1988, Lune gemelle, Palomar, Bari, 1998, i libri di testimonianze Le città dell’anima – I luoghi dei poeti, Pellegrini, Cosenza, 2017 e I padri della parola, ivi, 2022.

 

Giancarlo Baroni è nato a Parma, dove abita, nel 1953. Le ultime tre raccolte di versi pubblicate sono: I merli del Giardino di san Paolo e altri uccelli (Mobydick editore, 2009; nuova edizione illustrata e ampliata, Grafiche STEP Editrice, 2016, Prefazioni di Pier Luigi Bacchini e Fabrizio Azzali), Le anime di Marco Polo (Book Editore, 2015), I nomi delle cose (puntoacapo editrice, 2020). Poeta per passione e fotografo per diletto ha pubblicato quattro piccoli libri fotografici fuori commercio. Nel 2020 è stato stampato, anch’esso fuori commercio, il volume di poesie e fotografie Il colore del tempo (Quaderni della Fondazione Daniele Ponchiroli, a cura di Gabriele Oselini, Prefazione di Fabrizio Azzali). Il libro più recente: Come lucciole nel buio. Dieci riflessioni sulla vita e sulla letteratura, (puntoacapo editrice, 2022).

 

 

 

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