Tishani Doshi, Un dio alla porta – Anteprima editoriale (InternoPoesia)

Tishani Doshi è poetessa e narratrice nata nel Tamil Nadu da madre gallese e padre gujarati. Per quindici anni ha lavorato come prima ballerina di bharatanatyam (un tipo di danza classica indiana) nella compagnia Chandralekha a Madras. Ha pubblicato sette libri di narrativa e poesia, i più recenti dei quali sono Girls Are Coming Out of the Woods, inserito nella shortlist del Ted Hughes Poetry Award, e un romanzo, Small Days and Nights (Giorni e notti fatti di piccole cose, Feltrinelli 2020, traduzione di Silvia Rota Sperti), inserito nella shortlist del RSL Ondaatje Prize. Ha
intervistato più di cento scrittori sul mestiere di scrivere e ha pubblicato saggi su diverse testate tra cui «The Hindu», «Granta», «The National», «The New York Times», «The Guardian», «Lithub» e il «Corriere della Sera». È visiting professor alla New York University di Abu Dhabi e, per il resto del tempo, vive pressou una spiaggia del Tamil Nadu. A God at the Door, la sua quarta raccolta di poesie, è stata selezionata per il prestigioso Forward Prize for poetry del 2021.

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Microeconomia

I
Una donna inizia con i piselli. Ne adotta uno, poi un secondo. Ben presto il resto del branco si ripara sotto la sua culla. I piselli le tengono compagnia come fossero dei djinn46 in giardino. Quando le altre donne vengono a far visita, li fanno rotolare nelle loro dita sottili dicendo, questo sarebbe un buon partito per la mia rapa, non credi?
II
Sentendo questo, alla nostra donna viene subito in mente la morte. Com’è che quando se ne va qualcuno, la prima cosa che si chiede è: Sarà stata la vecchiaia o il terribile C? È stata la stanchezza, un cuore malandato, o lo strozzino? No: non ci sto, o pensi che riunirci per guardare spettacoli tutta la notte sia il simbolo del nostro bisogno collettivo di immortalità? Ma come è morto quel poveraccio, e quanto vicina è la mia, di morte?
III
Perdere i piselli è stato come perdere l’identità, che è in realtà l’unica cosa che lei possedeva, secondo la banca che le ha prestato il denaro. Era il controllo e la libertà e il suo modo di rifiutare il patriarcato, perciò, come una suora anoressica medievale, si è lasciata morire di fame per la maggior gloria dei suoi piselli.
IV
Cercare di elevarsi dalla povertà alla classe media significa sentirsi chiedere tutti i giorni se si preferiscono le cose sovvenzionate o gratuite, che è una domanda insidiosa che trascura di tener conto della storia dell’oppressione. La nostra donna vuole dire: Non parlatemi di profitto massimizzato. La mia prima casa era un sari avvolto intorno a pali di bambù. La seconda è fatta di mattoni. Lasciamo che il progresso vada avanti.
V
La nostra donna vuole tenere insieme i suoi investimenti. Potrebbe fare una coperta di piselli da tenere nella cassapanca di cedro o conservarli per una zuppa invernale, ma l’inverno a volte dura troppo a lungo, e la volontà di suo marito è forte. L’ha già sorpresa a leccare il pavimento, raccogliendo ragnatele nelle fauci. Ogni giorno lui entra in una macchina di frantumazione accesa e si riduce in polvere di silice.
VI
Quando piove, e accade spesso, la nostra donna porta la sua covata nella baracca della vicina, il cui tetto è di lamiera invece che di paglia. Il meteorologo profetizza un decennio di inondazioni. Nessuno vuol perdere quello che ha già. Siamo una famiglia finché non lo siamo più.
VII
Ha senso chiedere se è meglio salvare la casa o i piselli? O ha più senso mettersi sulla bilancia e dire: ecco la mia vita, questo è il suo prezzo.
VIII
C’è stata un’ondata di suicidi. La nostra donna decide di riportare un pisello alla banca. Sentendo il morbido tonfo della sua pelle che cade, ammette che avrebbe sperato in un suono più pieno. Non ti preoccupare, dice al legume terrorizzato, non sei stato abbandonato, e gli getta dietro un blocchetto di fertilizzante e le poesie di Hafez.