Avrei dovuto imprimere
a fuoco nella bocca
l’arte tua di sotterrare
l’aglio tra le patate al forno
e la disperazione dei molari
al contatto con gli aromi.
Ora mi mandi baci scarna
da quel letto e a stento
reggo gli effluvi del tuo svanire.
Comprendo al fine
cos’era meglio. L’attimo
si eterna nel rimpianto,
come il viaggio mai fatto
sui luoghi dei miei studi parigini.
“Che bello” – dicevi – “un giorno
potresti far da guida…”.