© Fotografia di Ivano Quintavalle

Sergio Carlacchiani – Inediti

Sergio Carlacchiani (Macerata, 1959; pseudonimi: Karl Esse – Sergio Pitti – sergio e Basta!, Il Clamorosissimo) è artista, attore, regista, doppiatore, poeta, performer, pittore. Numerose le sue mostre personali e collettive di pittura, altrettante sono le performances, gli happening e i vernissages realizzati in Italia e all’estero. Le sue opere sono presenti e sono state esposte in tutto il mondo. Direttore artistico di varie rassegne teatrali si è occupato di poesia lineare, visiva, concreta, sonora, di mail art e performance art. Ha creato libri/oggetto e scritto diversi libri di poesia, da ricordare: 1980, Poesie – Collana Poeti D’oggi, Gabrieli Editore, Roma.1983 – Quadri di Parole, a cura dell’Associazione per le Ricerche sulla Scrittura, Grafiche Cardarelli & Casarola Editore, Monte San Giusto (MC), 1987 – Quadri di parole 2, Grafiche Cardarelli & Casarola Editore, Monte San Giusto (MC) ricordare tra gli altri un Libro/cartella a quattro mani con Alda Merini( definita la sua amicizia amorosa, vedi Corriere della Sera e “Una creatura fatta per la gioia”, libro sempre scritto dalla poetessa Maria Grazia Calandrone), dedicato a Vanni Scheiwiller, pubblicato nel 2000 per conto del Comune di Morrovalle, in occasione di: Donne In/contro -Donna Modello, edito dalla Tipografia Fioroni di Casette d’Ete – Sant’Elpidio a Mare(FM), in 300 esemplari, numerati e firmati dai due autori, contenenti sei aforismi e tre poesie inedite, scritte dalla poetessa, più sei disegni realizzati a carboncino dall’artista marchigiano. Invece, INDISCREZIONI DAL FORTILIZIO, RPlibri, giugno 2020 è il penultimo suo libro di poesie, l’ultimo è TESTAMENTO, RPlibri, del 2022. Altre sue notizie biobibliografiche. Canale youtube.

 

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AD ALDA

 

nella vita la parola poetica
un modo vago di essere
straordinaria affermazione di sé
intessuta da una struggente
richiesta di ascolto da bere
da tenere per mano poi
l’ambizione mondana il vile
che corrompe rende schiavi
divenuta madonna del pianto
privata dell’inconsueta bellezza
della seducente ambiguità
tu “fenomeno da baraccone”
io totalmente lontano da te
col corpus vasto della memoria
a giocare morto e confuso
straniero in casa e d’amore

 

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viaggiare solitario senza cerimoniosità
necessità di pazientare di stare dentro
lo spazio ristretto della sopportazione
della tollerabilità dell’essere incompreso
di usare lingua inadatta per rappresentare
proprio senso creativo in questo tempo
contemporaneo che ha sfiducia profonda
nelle alternative nella rivoluzionaria rottura
che non è avanguardistica ma scomoda
riflessione sulla qualità e ritualità magica
un viaggiare impavido senza carrozza
su cavalli imbizzarriti incontro ad ombre
e nulla minaccioso colmo di fantasmi
ad investire identità gabbia scenica
sviluppo poetico melodico dinamico
vocativi interiezioni inversioni di soggetto
inarcamenti naïfs tristemente epigonici
spostamenti di registro tonalità praticabilità
interdisciplinari senza meta ma in controllo
pur nel disagio dell’angosciante assenza
di un ascolto completamente immotivato
un registro apolide infine che produce
spostamenti semantici incontrollabili
seppur mostruosamente consapevoli
la vena la scaturigine della piena
sentimentale mia muta solitaria
ristrettezza lancinante della lingua
del livello della misura ingannevole

 

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Quale notte sta accadendo!
Arte della lingua dei gesti
di un avanguardistico silenzio!
Fenomeni apodittici incomprensibili
eppure per questa smarrita identità
dov’è andato a finire il nucleo del corpo?
Sto declinandomi sempre più complesso
né parola né poesia mi sostengono
rifletto sulla melodia che aggrega
zuppo di rugiada è già mattino

 

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A Carlo R.

 

mai rinnegare origini a scapito della verità
che non deve essere nostalgico rimpianto
sì all’astrazione del ragionamento
niente prevalere deve d’intellettuale
partecipare esperendo col corpo
altrimenti senza senso la scrittura
non consolidata coagulata per durare
questo il modo di concepire come quando
canto di ispirazione sia veramente verificato
baratro non da immaginare ma da vivere
per non farlo restare falsato rassegnato
al bello sapientemente strutturato per
un destino oscuro desolato insostenibile
retaggio delle riserve degli sconti
gratuita impersonalità incipriata
inventarsi una chiamata dall’aldilà
assecondare il proprio ego o l’altrui
no aprire piaghe a lingua cruda cambiata
esempio perfetto discendente da razza muta

 

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grande fatica dici
dissipare equivoci
più che pensare altro
aprire spiragli
nella folla confusa
di frantumi umani
che vogliono apparire
simulando con arbitrio
postulato da inizio e fine
quando il reame di carne
esalerà l’ultimo suo tanfo
queste ossa si calmeranno
s’appoggeranno all’infinita
isola d’ombra sarà l’ultima vita
dal caotico tumulto la beatitudine
giardino profumato film di nuvole
sudario usato di ricordi ventaglio
disperdente un cervello di addii

 

 

© Fotografia di Ivano Quintavalle