Vento d’aprile che muovi le fronde
da poco dischiuse, che tocchi leggero
la foglia lobata della quercia;
vento che dolce carezzi la nostra pelle
rugosa che ogni giorno di più sa di terra.
Ti prego vento, chiudi in una serra
questo del corpo divenire ombra,
pellicola di se stesso; fermalo il tempo
illudimi anche se già scrivendo l’ombra
si allunga, si fa clessidra nel calar del sole.