1.
Dici che il ballo cura tutto, anche la
cassaintegrazione. Le luci stroboscopiche
della disco e il corso di salsa e merengue
dell’Arci sono un balsamo per l’anima che langue
fra divano e tinello in attesa di una svolta nella
vita affettiva e lavorativa. La testa che gira, il cuore
che batte forte, la bolletta del gas chiusa nel cassetto
per prenderne le distanze. La regola aurea: basta non
pensarci.
2.
Oppure viaggiare, visitare mete esotiche, erotiche,
esoteriche. Salire su un ponte tibetano, toccare con mano
altre culture, fare i conti con paure ancestrali (anche dentro
i centri commerciali), assaggiare piatti di insetti fritti, farsi
tatuare ideogrammi orientali, ogni crisi è un’opportunità,
certo, Marco Polo conosceva la resilienza? Andare in
vacanza, prendersi del tempo e lasciare che l’animatore
del villaggio lo organizzi, ripetere inconsapevolmente
gli schemi dell’ufficio, fra la pausa caffè e la pausa pokè
non c’è tutta questa differenza.
3.
Mamma mia dammi mille lire che in Sudamerica voglio
andare, mi faccio tutta la Patagonia in bici per poi chiedermi,
alla Chatwin, che ci faccio qui? Quindi mettere in cantiere
un figlio, farlo nascere in luglio perché ad agosto non c’è
nessuno con cui festeggiare il lieto evento, farsi un pianto
liberatorio fra le macerie fumanti di un’altra vita, trovare la
stabilità in un nucleo familiare, tenere a bada l’inquietudine
strisciante con delle pillole, provare per credere.