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Rudy Toffanetti – Inediti

Rudy Toffanetti è nato a Milano nel 1994. Si è laureato all’Università Statale di Milano con una tesi in storia delle religioni antiche. Nel 2016 è uscita la sua prima raccolta di poesie, Sul confine, e nel 2020 la seconda, La luce della luna, sempre per Nino Aragno Editore. Nel 2021 è stato pubblicato da FVE un ritratto sentimentale su Franco Loi, il poeta milanese, dal titolo Franco Loi, l’erede del sole. Oggi insegna letteratura greca, latina e italiana nei licei e dal 2015 è volontario attivo presso la Croce Rossa Italiana.

 

Dalla raccolta inedita
Otto sogni per Franco e Silvana — poesie per Franco Loi e Silvana Corti

Ricordiamo un fatto incontrovertibile, un solo umilissimo fatto: la scena è stata immaginata da
Dante. Per noi è molto reale; per lui, lo fu meno. (La realtà, per lui, era che prima la vita e poi la
morte gli avevano strappato Beatrice).

Borges, Nove saggi danteschi, Adelphi 2001, p. 103-104

Fisso in un disegno di araucarie
sopra un libro per bambini
l’eterna fuga del Giurassico e il furto
delle anemoni di mare: la salvezza delle piante
non ti guarda, tu la fissi, ti distrai ed è già morta.
Sai che ti ha toccato, nei respiri, dove,
in mezzo ai vivi, affanni di malinconia.

*

Cieco non vedevi che quei pantaloni
ti allungavano e sembravi bello in quei vestiti
nuovi presi al mare. Come al solito ragione
ce l’aveva Silvanina e tu invece dissentivi — è un verbo
fatto su di te come il dubbio e la certezza. Dicevi che le donne,
le donne pensano a tutte queste cose, e la mia ragazza pure,
mentre noi ci alziamo spettinati e la sera piangevamo,
poeti fatti insieme con i dubbi e l’infinito.
La vita era questa ed era un’altra, la vita era quella
dei “di nuovo”, “come sempre”, “come al solito”, del gatto
che invecchia e vi custodisce, dei libri che si accumulano
non letti, dei letti appena fatti, della sera e dei sogni
che vengono e sussurrano le donne, l’infinito,
il mare e la città, in fondo un cieco assieme a qualche Dio.

 

 

Da La luce della luna (Aragno, 2020)

Ti rapirò l’anima perché tu non muoia
e la porterò lontano tra le piante
nel cuore di un albero nascosta
a guardia degli inverni.
Le stagioni passeranno e a me
rapiranno i ragni se la bacerò,
avvolto in una tela di miracoli
che crollano e strappano le labbra:
ti terrò così, lontana da te stessa,
perché tu sopravviva al mondo
e il mondo in te divenga.