© Fotografia di Serge Assier

René Char – “Fureur et Mystère” (Gallimard, 1948)

Traduzione di Vladislav Karaneuski

Sur la nappe d’un étang glacé

Je t’aime,
Hiver aux graines belliqueuses
Maintenant ton image luit
Là où son cœur s’est penché.

 

 

Sulla superficie di un laghetto ghiacciato

Ti amo,
Inverno dalle sementi bellicose.
Ora, la tua immagine risplende
Laggiù, dove il suo cuore si è chinato.

 

*

 

Crayon du prisonnier

Un amour dont la bouche est un bouquet de brumes,
Éclot et disparaît.
Un chasseur va le suivre, un guetteur l’apprendra,
Et ils se haïront tous deux, puis ils se maudiront tous
    Trois.
Il gèle au dehors, la feuille passe à travers l’arbre.

 

 

Quaderno di un prigioniero

Un amore di cui la bocca è un mazzo di nebbie,
fiorisce e scompare.
Un cacciatore lo segue, un osservatore cercherà di impararlo,
E si odieranno entrambi, poi si malediranno in
    tre.
Gela là fuori, la foglia passa attraverso l’albero.

 

*

 

Un oiseau…

Un oiseau chante sur un fil
Cette vie simple, à fleur de terre.
Notre enfer s’en réjouit.

Puis le vent commence à souffrir
Et les étoiles s’en avisent.

Ô folles, de parcourir
Tant de fatalité profonde

 

 

Un uccello…

Un uccello canta su un filo
Questa vita semplice, a fior di terra.
Il nostro inferno se ne compiace.

Poi il vento comincia a soffrire
E le stelle ce ne danno avviso.

O folli, che percorrete
Tanta profonda fatalità

 

*

 

L’ordre légitime est quelquefois inhumain

Ceux qui partagent leurs souvenirs,
La solitude les reprend, aussitôt fait silence.
L’herbe qui les frôle éclot de leur fidélité.

Que disais-tu ? Tu me parlais d’un amour si lointain
Qu’il rejoignait ton enfance.
Tant de stratagèmes s’emploient dans la mémoire !

 

 

L’ordine legittimo è talvolta inumano

Quelli che condividono i loro ricordi,
la solitudine li riprende, e subito li ammutolisce.
L’erba che gli sfiora fiorisce nella loro fedeltà.

Che dicevi? Tu mi parlasti di un amor così lontano
Da raggiungere la tua infanzia.
Tanti stratagemmi si utilizzano per ricordare!

 

*

 

Sur le volet d’une fenêtre.

Visage, chaleur blanche,
Sœur passante, sœur disant,
Suave persévérance,
Visage, chaleur blanche

 

 

Sul cornicione di una finestra.

Viso, calore bianco,
sorella che passa, sorella che dice,
soave perseveranza,
viso, calore bianco.

 

*

 

Chaume des vosges

Beauté, ma toute-droite, par des routes si ladres,
À l’étape des lampes et du courage clos,
Que je me glace et que tu sois ma femme de décembre.
Ma vie future, c’est ton visage quand tu dors

 

 

Paglia dei Vosgi.

La beltà, alla mia destra, per delle strade così appestate,
al passo dei lampioni e piena di coraggio,
tanto che io mi giaccio, che tu sia la mia donna di dicembre.
La mia vita futura è il tuo viso quando sei assopita.

 

*

 

Le Thor

Dans le sentier aux herbes engourdies où nous nous étonnions, enfants, que la nuit se risquât à passer, les guêpes n’allaient plus aux ronces et les oiseaux aux branches. L’air ouvrait aux hôtes de la matinée sa turbulente immensité. Ce n’étaient que filaments d’ailes, tentation de crier, voltige entre lumière et transparence. Le Thor s’exaltait sur la lyre de ses pierres. Le mont Ventoux, miroir des aigles, était en vue.

    Dans le sentier aux herbes engourdies, la chimère d’un âge perdu souriait à nos jeunes larmes.

 

 

Le Thor

Nel sentiero delle erbe intorpidite, da bambini, ci siamo sorpresi che la notte rischiava di passare, che le vespe non andavano più ai rovi e gli uccelli sui rami. L’aria apriva la sua turbolenta immensità agli ospiti della mattinata. Ciò non erano che filamenti d’ali, tentazione di gridare, il volteggio tra la luce e la trasparenza. Le Thor si esaltava sulla cetra delle sue pietre. Il monte Ventoux, specchio delle aquile, era in vista.

    Nel sentiero delle erbe intorpidite, la chimera di un’età perduta sorrideva alle nostre giovani lacrime.

 

*

 

Cur secessisti?

Neige, caprice d’enfant, soleil qui n’as que l’hiver pour devenir un astre, au seuil de mon cachot de pierre, venez vous abriter. Sur les pentes d’Aulan, mes fils qui sont incendiaires, mes fils qu’on tue sans leur fermer les yeux s’augmentent de votre puissance.

 

Cur secessisti ?

Neve, capriccio infantile, sole che non hai che l’inverno per diventare un astro, alla soglia della mia cella di pietre, venite a ripararvi. Sulle pendici d’Aulan, i miei figli che sono delinquenti, i miei figli, che si uccidono senza chiudere loro gli occhi, crescono della vostra potenza.

 

*

  

Dis

Dis ce que le feu hésite à dire
Soleil de l’air, clarté qui ose,
Et meurs de l’avoir dit pour tous.

 

 

Di’

Di’ ciò che il fuoco esita a dire
Sole dell’aria, limpidezza che osa,
E muori dell’averlo detto per tutti.

 

*        *        *

 

Vladislav Karaneuski (Minsk, Bielorussia, 1999) vive a Monza, è laureato in lettere all’Università degli studi di Milano con una tesi in filologia romanza, sta attualmente continuando gli studi specializzandosi nella medesima disciplina. Suoi articoli di letteratura, critica, storia, linguistica e filologia romanza sono usciti per riviste online come ilSuperuovo, Frammenti Rivista, Magma Magazine e Arateacultura. In via di pubblicazione è una sua plaquette poetica per un progetto antologico sostenuto dall’Università IULM di Milano.

 

 

 

© Fotografia di Serge Assier