Sono entrata a Regina Coeli
E non mi andava di guardare dritto
Il mio sguardo invece si era fissato
Sulle mie scarpe
Ho seguito l’avvocato
Quello di Benevento
Che fece promesse ai clandestini
Permessi di soggiorno
Sento lo scatto metallico
Del lucchetto
Dietro di me si è chiusa
Una porta sbarrata
Mi sento male
Inizio a soffocare
Un’altra porta chiusa
Un altro lucchetto
Ora devo ragionare
Dopo un po’ potrò uscire
Sono semplicemente
Un traduttore
Lo hanno arrestato con gli altri
In un laboratorio di sartoria
Nella cella
Un poveraccio con la camicia bianca
Dobbiamo stirare veloce, mi spiega
Spesso ci si brucia profondamente
Le maniche rimboccate svelano
Pezzi di pelle lacerata
Ma chi ti fa lavorare così?
Un proprietario del mio paese
Che non dà lo stipendio
E non ti rende
Il passaporto
Stiamo nel laboratorio giorno e notte
Lì mangiamo pasta liofilizzata
E dormiamo su materassi zozzi
Finché sarà rimborsata
La testa di serpente*
Ho un po’ più di vent’anni e scopro la vita.
Per quanto riguarda il proprietario
È libero
Mi viene da piangere e non posso fare nulla
Ma mi chiedo come può essere così bello
Il nome di un carcere
* “passeur” in cinese