© Fotografia di Dino Ignani

Raffaela Fazio, “Gli spostamenti del desiderio” (Moretti e Vitali, 2023) – Anteprima editoriale

Raffaela Fazio (Arezzo, 1971) lavora come traduttrice a Roma. Le sue ultime raccolte di poesia sono: “L’arte di cadere” (Biblioteca dei Leoni, 2015); “Ti slegherai le trecce” (Coazinzola Press, 2017); “L’ultimo quarto del giorno” (La Vita Felice, 2018); “Midbar” (Raffaelli Editore, 2019); “Tropaion” (Puntoacapo Editrice, 2020); “A grandezza naturale 2008-2018” (Arcipelago Itaca, 2020); “Meccanica dei solidi/ Solid Mechanics” (Puntoacapo Editrice, 2021); “Un’ossatura per il volo” (Raffaelli Editore, 2021). Nel 2021 è uscito il suo primo libro di racconti, “Next Stop. Racconti tra due fermate” (Fara Editore, 2021). Si è inoltre occupata della traduzione di Rainer Maria Rilke, in “Silenzio e Tempesta. Poesie d’amore” (Marco Saya Edizioni, 2020), di Edgar Allan Poe, in “Nevermore. Poesie di un Altrove” (Marco Saya Edizioni, 2021), e di Renée Vivien, in “L’ardente agonia delle rose. Antologia poetica” (Marco Saya Edizioni, 2023). https://www.raffaelafazio.it/

 

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Non crediamoci eterni
mi dice.
Io penso invece
che per vivere occorra
sentirsi immortali.
Per vivere occorre che amiamo
                  − sia attenti
                                    sia arresi.
Ma il tempo inerente all’amore
è il presente.

 

*

 

Negli anni il mistero
si sposta tra le cose:
una scatola di latta
sotto il letto
una biglia che scompare
un biglietto
tra i cuscini del divano
una voce che si chiude
dentro un corpo
                                    e d’un tratto un volto
confuso con chi è assente
distorto
trattenuto

                  rogo incessante.

 

*

 

Voce
voce fonda che arrivi
solo alla fine
                  perché neppure
con la speranza
io ti confonda

                  sei la distanza
impietosa dalle ossa
e dall’ultimo riflesso

                  mi dici: perdi tutto
hai paura? la Vita è padrona
ciò che eri è ciò
che non sei ancora

qualcosa
di incredulo ribelle
che si annulla
                  se nel nulla
il relitto attracca
come intero, intatto.

 

*

 

E dove
di nuovo un’interezza?
Non a ritroso
prima della lama
ma nelle acque incerte
nell’attesa
che a renderle feconde
sia un giorno la parte già recisa
ora inerte, a riposo
                  sul fondo.

Che la forza
servita al distacco
                  ci converta

in qualcosa
che nasce dal dolore
e infine l’allontana

come muta
il sangue di Medusa
uscendole dal collo
un catafalco di alghe
in una pira
                  viva
di corallo.

 

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© Fotografia di Dino Ignani