Rachel Slade – Inediti

Rachel Slade

Rachel Slade è nata a Putnam nel Connecticut (USA), vive in Italia dal 2002. La sua attività principale si sviluppa attorno alla pittura. Le sue mostre più recenti sono “Citizen Ship” (Villa Corrier-Dolfin, Porcia PN, 2014, con presentazione di Alessandra Santin), “Crambe Tataria” (Villa Cattaneo, San Quirino PN, 2015, con presentazione di Carlo Vidoni), “Ephemeral” (Teatro Russolo, Portogruaro Ve, in occasione dello spettacolo Cenerentola di Sergei Prokofiev), “La casa apocrifa” (Cantine Collalto, Susegana Tv, con presentazione di Alessandro Canzian). Per la Samuele Editore ha curato la presentazione di alcuni poeti al New York City Poetry Festival del 2014 e diverse copertine della collana Scilla (tra le ultime: “Periferie/The Bliss of Hush and Wires” di Ilaria Boffa e “Nuviçute mê e sûr” di Stefano Montello). Come poetessa ha partecipato a diversi eventi letterari: “Residenze Estive” (Trieste), “I poeti scalzi” (Venezia), “Poeti alla Baschiera” (Pordenone), “Callisto” (Venezia). Ha pubblicato in tiratura limitata la plaquette di poesie e disegni “Apocryphal House / La casa apocrifa” (Samuele Editore 2016)

Rachel Slade
( inediti ) 
Traduzione dall’inglese di Andrea Sirotti

Flatlands
dipinto rachel slade
A land fallen on its side
like a white horse, a giant torso of gesso
keeping time drop by drop in deep chambers.
Don’t ask if it’s real or only apparent.
It’s either parched or flooded
while never a water drop shall enter.

*

You roll over on your back
in the palm of a hand,
nude and red as a beetle.
Your immaculate jointed body
shining in the sun,
ink-black in the shadow.

*

It’s the geology of a name,
a word too hard to be swallowed.
The mouth resists you,
nothing lays claim to you.
Let the white stone roll in the grass
while all the world’s ribbons
spill from its side like an endless wound,
like a river of excellent bodies.

Terre piatte

Terra caduta su un fianco
come un cavallo bianco, un torso gigante di gesso,
preserva il tempo goccia a goccia in vasche profonde.
Non chiedere se è vera o solo apparente.
Se è arida o allagata
mentre mai una goccia d’acqua vi entrerà.

*

Ti giri sulla schiena
nel palmo di una mano,
nudo e rosso come uno scarabeo.
Il tuo corpo immacolato, snodato
che luccica al sole,
inchiostro nero nell’ombra.

*

È la geologia di un nome,
parola troppo dura da inghiottire.
La bocca ti resiste,
nulla ti rivendica come suo.
Fa’ che la pietra bianca rotoli sull’erba
mentre tutti i nastri del mondo
sgorgano dal suo fianco come sconfinata ferita,
come un fiume di corpi eccellenti.

The Pass

The mountains do not move,
time is strung between them
like street lights between houses
and one passes beneath
from one triangle of light to the next.
Silence is the last turn of the land.
Its heart is white,
its heart is black,
its heart is a mound of ashes.

We fall asleep with bread in our mouths.
Sparks from the sun, yet we move
over the hard-curved edge
of another summer.

Past the heart and its towers of song,
past its geneology murmured deep in the chest.
We bury our bread in haste on the road.
The opening between our hands
the last fixed point of departure.

We are so small they could bury us
between the blades of grass,
love’s dark strand
woven between two atoms
embedded in our palms.

Il passo

Le montagne non si muovono,
il tempo è incordato tra le vette
come lampioni tra le case
e ci si passa sotto
da un triangolo di luce al successivo.
Il silenzio è l’ultima curva della terra.
Il suo cuore è bianco,
il suo cuore è nero,
il suo cuore è un mucchio di cenere.

Ci addormentiamo col pane in bocca.
Scintille dal sole, eppure ci muoviamo
sul duro margine curvo
di un’altra estate.

Oltre il cuore e le sue torri di canto,
oltre la genealogia mormorata in fondo al petto.
Seppelliamo il pane in fretta sulla strada.
Il varco tra le nostre mani
l’ultimo punto fisso di partenza.

Siamo così piccoli che potrebbero seppellirci
tra i fili d’erba,
la ciocca scura dell’amore
tessuta tra due atomi
infilzata nei nostri palmi.

The Visit

At sunrise we woke, the earth was silent.
There was something at the center of it all,
a plain clapping of jaws.

The animal arrived through the kitchen door
and took bread from our hands,
its legs close to ours.
It wasn’t what we asked for, not quite
and the chasm was a jaw
that opened and closed like a joke.

In the morning,
we gave our bread to the animals.
Snow is heavy, they said
snow is deep, snow is sleep.
I’ve held onto this spoon for so long, I said
but I will show you,
it would be easy to teach you.

Do you know the measurements of food,
do you know how much of this is enough,
do you know, and could you know,
how much of the mouth is the whole story?

La visita

All’alba ci svegliammo, nel silenzio della terra.
C’era qualcosa al centro di tutto,
un netto batter di mascelle.

Arrivò l’animale dalla porta di cucina
e ci prese il pane dalle mani,
le zampe vicino alle nostre.
Non chiedevamo quello, non proprio
e il baratro era una mascella
che si apriva e chiudeva come uno scherzo.

Al mattino,
demmo il pane agli animali.
La neve è pesante, dicevano
la neve è profonda, la neve è sonno.
Mi son tenuta stretto questo cucchiaio, dissi
ma te lo mostrerò,
sarà semplice insegnartelo.

Sai come si misura il cibo,
sai la quantità sufficiente,
sai, e potresti sapere,
quanta parte della bocca è tutta la storia?


Rachel Slade è nata a Putnam nel Connecticut (USA), vive in Italia dal 2002. La sua attività principale si sviluppa attorno alla pittura. Le sue mostre più recenti sono “Citizen Ship” (Villa Corrier-Dolfin, Porcia PN, 2014, con presentazione di Alessandra Santin), “Crambe Tataria” (Villa Cattaneo, San Quirino PN, 2015, con presentazione di Carlo Vidoni), “Ephemeral” (Teatro Russolo, Portogruaro Ve, in occasione dello spettacolo Cenerentola di Sergei Prokofiev), “La casa apocrifa” (Cantine Collalto, Susegana Tv, con presentazione di Alessandro Canzian). Per la Samuele Editore ha curato la presentazione di alcuni poeti al New York City Poetry Festival del 2014 e diverse copertine della collana Scilla (tra le ultime: “Periferie/The Bliss of Hush and Wires” di Ilaria Boffa e “Nuviçute mê e sûr” di Stefano Montello). Come poetessa ha partecipato a diversi eventi letterari: “Residenze Estive” (Trieste), “I poeti scalzi” (Venezia), “Poeti alla Baschiera” (Pordenone), “Callisto” (Venezia). Ha pubblicato in tiratura limitata la plaquette di poesie e disegni “Apocryphal House / La casa apocrifa” (Samuele Editore 2016).
Sito dell’autrice: RachelSladeart

Fotografia e dipinto di proprietà dell’autrice. 

Andrea Sirotti è nato a Firenze, dove insegna lingua e letteratura inglese. Fa parte delle redazioni di «Semicerchio», rivista di poesia comparata; di «El Ghibli», rivista online di letteratura della migrazione e di «Interno Poesia», blog e casa editrice per la promozione della poesia. Dal 1999 svolge l’attività di traduttore letterario freelance, soprattutto di poesia e di narrativa postcoloniale. Opera da anni come promotore di eventi letterari, collaborando all’organizzazione di festival di poesia internazionale. Dal 2000 al 2008, insieme a Vittorio Biagini, ha curato per il Comune di Firenze le iniziative sulla poesia giovanile “Nodo sottile”. Insieme a Shaul Bassi ha pubblicato nel 2010 Gli studi postcoloniali. Un’introduzione, per i tipi de Le Lettere, Firenze. Negli ultimi anni si è dedicato, da freelance, alle attività di scout letterario e di consulente editoriale.