Piergiorgio Viti, inediti

Piergiorgio Viti, tre inediti

Stamattina, dal cavalcavia,
ho visto la nostra vecchia casa:
le stanze sprofondavano ancora nel buio,
magari i nuovi inquilini
si alzano controvoglia come noi.
Poi, seguendo itinerari ingarbugliati,
vanno al lavoro
a triturare i denti per la rabbia
ad appallottolare
diagrammi percentuali dentro a un cestino
proprio come noi.
Infine di sera si ritrovano su un divano,
guardano programmi demenziali,
ridono a battute che non fanno ridere,
proprio come noi.

Forse quegli inquilini
ci assomigliano a tal punto
da essere noi,
nei nostri manicomi,
nei nostri esercizi d’amore,
nella nostra spericolata saggezza
che ci fa chiedere a qualcuno
come stai,
come se si riuscisse
a stare sempre dentro qualcosa…

***

Andare al rifornimento
con un libro sui lirici greci
e mentre le cifre del contatore girano,
sfogliare Archiloco Ibico Saffo.
Sì, le cifre del contatore mulinano in fretta,
ma io mi ritrovo a un simposio,
coppe di vino sul tavolo,
fanciulle e fanciulli che danzano festosi
e incantato ne ammiro la bellezza,
poi.

Poi le cifre si fermano,
la musica s’arresta,
i coreuti rimangono in punta di piedi
e con la mia auto
sono pronto a ripartire,
non più verso un dopo un domani,
ma verso una voce di donna
lontana anni luce
che non smette mai di cantare.

***

Da bambino, telecomando in mano,
inciampavo spesso nella tv croata.
Sbirciavo i video dei cantanti
dalle improbabili pettinature,
i sorrisi a ghigno
di annunciatrici con l’aria marziale
oppure finivo per perdermi
nei fermo immagine di un intervallo,
tra i lapislazzuli dell’Adriatico.

Poi, all’improvviso, negli anni Novanta,
ecco la guerra:
le annunciatrici
purgarono ogni sorriso.
i palinsesti
si affollarono di reportage:
immagini di cannoni, mitra, fosse comuni…

Allora, smisi di guardare Hrvatska Televizija.
Dalla cristalleria
o da dietro la gerbera,
un mirino aveva centrato la mia tempia
e senza che nessuno
lo sapesse,
ero morto anch’io.

***

Piergiorgio Viti vive nelle Marche, dove è professore di lettere.

Pratica la scrittura poetica già da bambino e si segnala, sin da giovane, in numerosi premi nazionali e internazionali. La sua prima raccolta è Accorgimenti (2011, Arcolaio Editore) mentre le ultime, entrambe pubblicate per Terra d’Ulivi edizioni, sono “Ritratti senza andare a capo”, concept book con disegni di Peter Bartlett, e “Quando l’aria aveva paura di Nu-reyev”. Le sue poesie sono tradotte e pubblicate in inglese, francese, spagnolo, greco e rumeno. Ha preso parte a rassegne, antologie, rassegne nazionali e internazionali sulla poesia, tra cui, nel 2019 il Salone del Libro di Torino. Nel 2020 prende parte al 3° Festival della Poesia di Patrasso in Grecia, su invito del poeta Sotirios Pastakas, e nello stesso anno è selezionato per il progetto francese “Infusions poétiques” dell’artista Cécile A.Holdban. Collabora con riviste letterarie, è ideatore di Versus, festival di confronti poetici a Recanati, e ama la contaminazione della parola poetica, lavorando al fianco di artisti contemporanei quali Ilario Fioravanti, Cécile A. Holdban, Mauro Mazziero, Cristina Lanotte, Peter Bartlett, John Hewitt, Emilio Sgorbati e Rita Vitali Rosati.

Ha anche scritto “La fiabola di Virginio e Virgilio” (2013) con Tosca come protagonista, “I sogni di Ray” (2013) per il teatro, con attore protagonista Carlo Di Maio, ed è andato in scena a teatro nelle vesti di autore e voce recitante ne “La voce dell’uomo” (2018/2019), un tributo al cantautore Sergio Endrigo.

Ha collaborato con Simone Gambacorta per il libro-inchiesta “Piccola inchiesta sul provin-cialismo” (Galaad edizioni) e con Rita Vitali Rosati, insieme ad altri scrittori, per il progetto “Memory Card” (Hacca edizioni) e “Dalla naftalina alla luna” (Affinità elettive).

Come traduttore, ha tradotto “I Preludi” di Alphonse de Lamartine con lettura di Ugo Pagliai e Paola Gassmann per il festival marchigiano “Armonie della Sera” (2012).