per quale senso fu l’inizio a noi del tutto
per quale futura vita?
eppure sul petto avevamo
la conchiglia pura dell’ascolto
illimpidiva il cammino
ma in spalla già le faretre pesanti
già la mente dilaniata
al bivio tra
lumechiarezza e poterebbrezza
soste infinite a dissetarci
sulle anse dei fiumi
a farne fertili pianure
e capanne in cerchio
promesse di un’alba nuova
di figli forti fertili terre poi
di regni eserciti confini muri
per quale senso per quale futura vita
lungo i millenni abbiamo
allevato curato edificato abbiamo
pensato creato abbiamo scritto
se babele ritorna
e un’insania cannibale deflagra
in ordigni a grappolo
scava fosse minaccia plutonio?
per quale senso per quale futura vita
se l’aria si fa buiocenere
e ricopre corpi e parole?
con quali canti potremo
salutare le nascite
se scompaiono i nidi
e rigido il ventre che ripara gl’implumi?
in sogno un pianeta ruotava lento
sempre più lento
e un fievole coro multilingue
sembrava chiudere un destino
invocare dal cosmo il perdono
vagavano verso Andromeda
verso altro senso
i nostri semi
smarriti