Mentre il gelo avvince le dita

e le intorpida e le inspilla –

e il volto scoperto dalla neve

rimanda il momento del fuoco

al momento della verità,

quando nemico a se stesso

nel limpido chiosare della lampada

esso verrà a domandare grazia allo specchio

dello schermo, mentre vede disfarsi

e farsi lì dentro un verso –

senti che non è male l’accanirsi

di quel velo sulla pelle

appena esposta di brina,

che il suo è solo un annuncio

di bene più alto: lo stesso che i cieli

stratificano nella notte estrema

a smisurate altitudini

dove la carne dei corpi si sfa,

si strema: il bene è questo sapere

che si sfasceranno le regolate

interazioni delle parti

in un arco lento di trasformazioni

che saremo smembrati, disintegrati

polvere che nutre altra polvere