Más allá todavia – H. R. Vargas, recensione a c. di Carlo di Legge

Más allá todavia,
Più oltre ancora
H. R. Vargas
Delta3 edizioni, Avellino 2021

di Carlo di Legge

Avviene naturalmente: come nei grandi esempi di poesia latino-americana del Novecento, questa poesia di Vargas respira gli spazi, gli oceani dell’America latina e del mondo. Senza che mai venga detto, mi sembra, culture d’Oriente e Occidente in fondo diventano (come sono) una cosa sola.

Viene citato tra gli altri in prefazione, come riferimento, Neruda; di Neruda, riscontro qui il topos dell’amore, che fa del libro un canzoniere. Somigliano a certi modi di Neruda, come è stato rilevato, i versi XL:

Quando t’innamori di me,
innamorati anche delle mie radici

degli alberi che da piccolo mi sostenevano
e dei frutti…

Quando t’innamorerai di me
ama l’uomo che fui nei miei antenati,
quello che sono nei miei fratelli e
sorelle che ancora soffrono…

Argomento del libro è l’amore, cui rinvia l’immagine dell’immenso oceano blu: ovvero, secondo archetipi che vengono da lontano (Apuleio), il poeta ha sentito d’innamorarsi dell’amore. Anche in questo senso il tempo non ha senso, il libro ripropone in modo suo temi antichi.

Immagine d’amore è il mare:

… l’amore
non era la riva…
ma il mare,
blu,
senza riva,

– e questo silenzio –

la solitudine è la riva
e l’orlo dell’abisso… (III)

L’immenso mare blu è sequenza di significati: spazio-tempo, e distanza, desiderio, solitudine.

Ma l’ampiezza si contrae, il punto di dilata in un ritmo dell’opposto: distanza è da qualcuno/qualcosa che è pur sempre qui, desiderio è proporsi all’infinito dell’immagine/i desiderata/e che si vuol raggiungere, solitudine non è qui far fronte al niente e a nessuno ma è rispetto a qualcosa e qualcuno:

Dall’altra parte
di questa immensa
solitudine sono tutte le cose , (ivi)

così ogni immagine proposta si ribalta in fuga d’altre immagini senza fine. L’infinito, lo smisurato, sono sempre qui.

Tutto ciò rinvia all’immenso spazio-temporale.
Il tempo è attimo. Attimo è memoria futura, presenza del presente e del non presente. L’attimo è il presente: ma el presente es perpetuo, scriveva Paz (Viento entero, in Obra poética, pp. 405-10).

Lo spazio è il venir meno della barriere perché l’amore è sempre pellegrino:

… non ci sono né patrie
né nazioni, ed i limiti delle mappe
sono solo immaginari, come i limiti
dei calendari

… l’unica terra che possediamo è quella
in cui balliamo…

l’amore pellegrino… solo sa che c’era una volta un uomo
solo, straniero, che trovò una donna
da amare e che la fece sua casa e sua
patria… (LIV)

Come per il tempo così lo spazio. Misteriosi spot connettono ogni remoto angolo dell’universo. L’universo stesso è animato e le sue parti sono connesse in un modo che non sappiamo, come lo stesso Paz menzionava: Anima mundi (Ibidem).

lo spazio e il tempo infiniti si contraggono nel qui e nell’adesso, nell’accadere della cosa. Ma come? Non certo per connessioni cause-effetto. Si veda per esempio il “quasi non” della LIII:

Un giorno, quasi, non ti ritrovo;
una volta, quasi, non ti vedo arrivare.
… un giorno, quasi, non torno…
quasi non arriva una mail…
e per poco non piove …
Una pioggia leggera
avrebbe cambiato tutto…
Io resto quasi me, e tu
resti tu…
una volta, quasi la solitudine,
ed invece no.

Spazio e tempo coincidono nella visione di ciò che per l’imponderabile, per inspiegabile coincidenza accade, e perciò quasi non accade, salvo il fatto che poi accada. Questa verità dell’effettuale, che si presenta di qua dal margine del nulla, quando appare, e che i più vedono, e di cui ci si stupisce tuttavia:

Ci sono così tante coincidenze
che ci uniscono, che abbiamo chiamato
il «caso», il «destino»… (XLVII)

Tutto questo ha fatto parlare di sincronicità Non è un realismo magico. Il realismo non c’entra, mi pare; piuttosto, qualche tipo di magìa, quella d’amore.

Tale magìa comporta che lo spazio e il tempo siano e non siano, che pulsando come per un immenso animale vivente vengano riproposti e superati nel Más allá todavía delle immagini senza fine, che generano altre immagini.
Il mare-amore è lo spazio del simbolo.

Il luogo germinativo delle immagini in parola e lingue:
Per te, la parola «mare»
e la parola «oceano» dopo di essa,
le parole «nuvole» e «firmamento»
e le parole «blu» e «sereno» (XXIII),

ovvero

Il silenzio e la parola che lo nomina,
la parola «tempo» ed il termine «parola»,
… il desiderio di dire,
di costruire con le parole… (XXXI),

può essere chiamato simbolo, e il determinarsi inesauribile delle immagini in parola è lo spazio costitutivo della dimensione simbolica.