Marco Conti, La mano scrive il suono

Marco Conti

La mano scrive il suono

Introduzione di Flavio Santi

Archinto, 2021

pp.117, euro 16,00

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Flavio Santi ci introduce a questo lavoro di Marco Conti con la sua accurata prefazione, nella quale si sottolinea il carattere fondativo, sorgivo, che ha qui l’atto di scrivere, l’azione di quella mano. Non il ricordo bensì la potenza evocatrice della parola consentono al poeta di riabitare le età trascorse – Il ricordo è poco,/ nulla il fiato rimasto. Anche se si accenna a luoghi e accadimenti alla fine Tutto resterà così, brucerà/ in un respiro/…/ come una promessa/ un foglio da riempire. Il poeta tenta la ricostruzione memoriale con l’espediente del sonno o del sopralluogo, e seppure può affermare di non aver dimenticato – Non ho dimenticato niente, / la vita era inaspettata – confessa anche di non avere visto niente e che alla fine La memoria/ si perde nei bordi. Deluso dalle risposte della memoria, resta però fedele alla parola, al suo movimento misterioso e alle rivelazioni che possono nascondersi nell’esperienza onirica e nella scrittura. Un ruolo fondamentale in questa poesia è riservato alla luce, capace di riesumare il tempo all’improvviso, illuminando un volto, un albero o una casa; poiché se anche il tempo scorre una volta solo, la luce può sempre trasfigurare quello presente, indicandoci un segno, assecondando un déjà vu – Sapere le cose/ non è servito. Ecco/ il midollo. La luce varia,/ barcolla tra ciò che si consuma/ se soltanto la sfioriRicordo i vostri visi/ non molti volati via nella luce/ le facce strappate/ diciamo arrivederci sulla soglia. Da sottolineare infine il tema della dislocazione, dell’auspicata mutevolezza del punto di osservazione – Un giorno zoppicando/ resterò alle mie spalle/ tra gli alberi che dondolano. Il poeta ci saluta con il suo ‘Viaggio a Cuma’, un viaggio che è radice della sua poesia e ne contiene già tutte le ansie e i moti di luce, un viaggio di cui si prefigura il ricordo – Sono in piedi sul tetto di Cuma./ Gli alberi volano/ come sposi di Chagall. Gli sguardi/ non sono indispensabili,/ ogni giorno è affidato/ a questo silenzio/ che la memoria ingrandisce. Finita la lettura, senza timore d’essere smentiti, possiamo cedere alla tentazione di completare il titolo del libro: La mano scrive il suono della vita.

Antonio Fiori

*

Siamo tornati ad essere

ciò che eravamo, ma nascosti

in una sgargiante giornata

che non sbiadisce.

Fuori nevica.

La luce discende

spande il suo chiarore:

flutti fradici, esplosi – piccoli

labili desideri senza odori.

*

Questo era il principio, l’evviva

venuto alla luce tra viottoli che deviano

finché non sai se mai c’è stato.

Il muro srotola i suoi nomi e curva

fin dove arriva la voce. È una smania

che calcia la terra tra le parole e le cose

e vola via sbilenca verso le zolle dei prati

*

Oggi scelgo il terrazzo

sorrido alle lucertole

mangio nel vento

seminando chiarori,

rapide chiazze qua e là

spostandomi con l’ombra.

Un giorno andrò altrove

contro il nuvolo,

via dalla certezza dei cassetti.

Un giorno zoppicando

resterò alle mie spalle

tra gli alberi che dondolano

che dondoleranno ancora

e ancora lentamente.

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Marco Conti è giornalista, poeta e traduttore. Come saggista è autore di alcuni testi di critica letteraria in opere collettanee su Samuel Beckett (Beckett sulla spiaggia, 2009) e su Augusto Blotto (Il presente e lo sconfinato nella poesia di Augusto Blotto, 2010) e su diversi autori italiani e francesi. Si è inoltre occupato della tradizione orale in etnologia (Una processione illuminata dai mignoli, 2000; Il volo della strega, 2004). Nel 2017, per Mimesis, ha pubblicato il pamphlet Breviario di dissidenza. In poesia ha pubblicato Stellato chiaro (Crocetti, 1986), L’ospitalità dell’aria (Campanotto, 1999), Viaggio a Cuma (2001) e Via delle fabbriche (Viennepierre, 2004).