Manuel Lantignotti, “Vista parco” (peQuod, 2022)

Nota di Antonio Fiori

La nuova collana “portosepolto” di peQuod, diretta da Luca Pizzolitto, ci ha offerto da subito buona poesia, scritta anche da poeti all’esordio, come Manuel Lantignotti, nato a Milano nel 1994. Quello che più colpisce in questa raccolta è la capacità di leggere il tempo dimostrata dal giovane autore: “Il futuro/ è un massacro senza lutto/ sipario e pura luce”; “Cosa darei per rivivere/ questa infanzia insieme a te”; ” Sorride già da madre./ Se solo potessi avvisarla. / Gli occhi di un’infanzia dolce/ non mia: il presagio dell’errore,/ la follia.” Colpisce il rapporto continuamente affiorante del poeta con madre e certe scelte di correlativi oggettivi ( “un letto singolo” per la madre, “una valigia” per il padre). La poesia sembra nutrire l’ambizione di “Risolvere il problema dell’esistenza, / dimostrarla per assurdo“; ma l’autore sa bene che ciò non è possibile, se non in una premonizione: “La spiegazione sarà lì, dove nessuno/ guardò mai”, perché “viviamo tutti ignari in un sogno”.

Gabriele Borgna, nella prefazione, parla di “lingua fatta di strappi e carezze”, di “una voce impastata di tradizione e contemporaneità”. La maturità di questo esordio – dove si pone coraggiosamente Montale in duplice ex-ergo, all’inzio e alla fine del libro – è dimostrata   anche dalla capacità evocativa dello sguardo e della scrittura altrui. In più occasioni, per esempio, ho sentito l’indimenticabile Gianni Celati: “Abita sempre al 48/ buca i palloni come allora”; “un paio di scarpe per correre,/ correre nella sua spirale,/ sentire che niente se n’è andato”; “l’infanzia in periferia ricorda/ la solitudine dei capolinea”. Aspetto, quest’ultimo, tanto più significativo se l’evocazione dell’altro autore è inconsapevole o, addirittura, l’autore sconosciuto al poeta. Credo insomma che sentiremo ancora molto parlare di Manuel Lantignotti e della sua poesia.

 

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Aldilà della spiaggia, una casa

 

Uno sguardo rivolto all’impossibile
aldilà della spiaggia, una casa.

Lì esiste e attende
ciò che non dico.

 

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Guardi lente le cascine sfiorire.
L’infanzia in periferia ricorda
la solitudine dei capolinea:

dà le vertigini
non vivere agli estremi
sentire che convergi
lontano dalle campane della tua chiesa
i portici nei giorni di pioggia
gli amici, i sogni indicibili.

 

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Una palpebra si chiude se sorrido,
hai mani che contengono il mondo.

Madre, chi sono i nostri padri?
Eredità dei corpi

assenza.

 

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Manuel Lantignotti è nato a Milano nel 1994 e vive a Bollate, in provincia di Milano. Appassionato di teatro, inizia a recitare all’interno di una compagnia di Garbagnate Milanese con cui lavora tutt’ora. Con una sua poesia, viene segnalato come poeta
esordiente sul lit-blog Poeti oggi, nella rubrica Blocchi di partenza curata da Fabrizio Bregoli. Sullo stesso blog, nel 2022 vengono segnalati tre suoi inediti. Ha ricevuto una menzione d’onore per un suo componimento nell’8° edizione del Concorso Internazionale di Poesia Parasio-Città di Imperia (2021). Vista parco è la sua prima raccolta poetica.