Letizia Polini – Inediti

Letizia Polini (Fermo, 1988) vive a Bologna, dove lavora come insegnante. Si è laureata in Discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo e successivamente in Scienze della Formazione Primaria con una tesi intitolata “Pensieri in-versi: la poesia come luogo del pensiero filosofico a partire dalla scuola dell’infanzia”. Alcune sue poesie sono presenti nel volume antologico edito da Gilgamesh Edizioni, in quanto finalista del Premio Nazionale di Poesia Terra di Virgilio, nell’almanacco Ipoet 2019, nell’agenda 2020 Il segreto delle fragole (Lietocolle), nelle riviste online: Inverso Poesia, Poeti Oggi, Poesia del nostro tempo, Minima Poesia, Le nature indivisibili, Atelier, La morte per acqua, La Repubblica Napoli – Bottega della poesia. Antonio Nazzaro, per Il Centro Cultural Tina Modotti, ha tradotto alcuni suoi testi. Ha ricevuto l’attestato di merito per la sezione inediti al Premio Montano 2022 e segnalata come meritevole al premio Lo Spazio Letterario 2022, tra i vincitori del premio Ossi di Seppia Poesia 2023. Macula (Ensemble,2022) è la sua prima raccolta in versi, opera segnalata con menzione d’onore al premio L’arte in versi.

 

 

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quando parli io guardo di lato
e ripasso il contorno del corpo
lo tengo e con l’occhio lo manco,
a salvarmi è sempre il gatto o
un bicchiere sul ciglio, una cosa
da mettere a posto.
Fisso zone di sbieco per non guardarti
il burrone che hai sulle spalle, non sentire
la voce sottile risalire la nuca:
– e se muori? –

 

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velata guardava il corso dell’acqua
e quel suo massacro specchiato
piegava su e giù le ginocchia
all’inizio sembrava esercizio per saltare
e morire, poi è diventata ginnastica

 

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non premi il pulsante per attraversare
ti decomponi
in un centro di un tempo mai stato più fermo
incagliata per sempre tra due sfrecciate troppo veloci
rimandi il pensiero dello schianto.
un verde perfetto davanti
uno alle spalle
una donna che corre
una trascina suo figlio
con forza (ha la scusa di andare di fretta)
poi il canale (una fogna)
poi le nutrie spiaggiate
già morte.

 

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hai detto che lavando una tazza ti è scappata di mano
si è infranta
mi hai detto sentivi i frammenti
già sotto la pelle negli occhi
un fascio di luce frangeva la voce fedele alle spalle
svegliava l’incagliato rimasto dentro.

 

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non faremo più nulla
neanche quella forma di strada per suonare
(cambiare forma innanzitutto)
non faremo più versi animali
(cambiare lingua)
sbaraccheremo anche l’ultimo rudere
ci proporremo di ritinteggiare
di cedere se bisogna marcire
non ci chiederemo più se è breve
tornare o mettere un nuovo nome
sul campanello.