Sotto il cielo di casa nostra
tu che mangiavi un’arancia
e l’arancia che aveva fatto per te
il giro del mondo.
Guardarti era essere felice
ma queste sono cose da non dire –
come non si deve pensare a chi l’ha raccolta
e pagata davvero, quest’arancia per noi.
All’ora della prima cena
un piano orizzontale
da un lato all’altro
solo il mio passato ci separava
grandi tempeste e falsi approdi
che tu scoprivi e sbucciavi
poi mangiavi senza paura,
appoggiato al liscio del tuo vissuto,
mi offri quell’arancia
come un mondo.