Lamento per l’Ucraina

Ora i nidi restano muti sopra i rami

e i rami si levano spogli verso il cielo,

e gli alberi hanno seccato le radici

nella terra e la terra giace sterile

e piagata nella terra.

E sopra la terra le case mostrano

ferite e le macerie sono piaghe

aperte a invocare quiete

e le tombe sono morta quiete

nella terra senza quiete.

Ma nei millenni che verranno

il cielo ruoterà ogni giorno come prima

e ruoteranno gli anni e le stagioni

e la quiete tornerà lenta sulle piaghe,

le macerie e le ferite. Tornerà gravido

il ventre della terra e gli alberi avranno

prospere radici e rami allungati al cielo

e sui rami torneranno i nidi e nei nidi

torneranno ali a ricordare i voli.

Ma noi non torneremo.

Ci bruceranno gli occhi il fumo

e le macerie, i vecchi dalle mani spente

e la vita senza vita, i cani spaventati

lungo strade martoriate e gli spazi

desolati di morte e distruzione.

E allora ci aggrapperemo in un ultimo

sussulto a bianche ali che ci portino

in un cielo senza macerie, né piaghe,

né ferite, per non rimanere incagliati

in rami senza nidi, in storie senza vita.

Perché per noi non torneranno gli anni e le stagioni.