Ora i nidi restano muti sopra i rami
e i rami si levano spogli verso il cielo,
e gli alberi hanno seccato le radici
nella terra e la terra giace sterile
e piagata nella terra.
E sopra la terra le case mostrano
ferite e le macerie sono piaghe
aperte a invocare quiete
e le tombe sono morta quiete
nella terra senza quiete.
Ma nei millenni che verranno
il cielo ruoterà ogni giorno come prima
e ruoteranno gli anni e le stagioni
e la quiete tornerà lenta sulle piaghe,
le macerie e le ferite. Tornerà gravido
il ventre della terra e gli alberi avranno
prospere radici e rami allungati al cielo
e sui rami torneranno i nidi e nei nidi
torneranno ali a ricordare i voli.
Ma noi non torneremo.
Ci bruceranno gli occhi il fumo
e le macerie, i vecchi dalle mani spente
e la vita senza vita, i cani spaventati
lungo strade martoriate e gli spazi
desolati di morte e distruzione.
E allora ci aggrapperemo in un ultimo
sussulto a bianche ali che ci portino
in un cielo senza macerie, né piaghe,
né ferite, per non rimanere incagliati
in rami senza nidi, in storie senza vita.
Perché per noi non torneranno gli anni e le stagioni.