La poesia dell’Oltreuomo e l’invito radicale alla libertà nel pensiero di Nietzsche

A cura di Lucrezia Lombardo

«Voi guardate in alto quando volete innalzarvi. / Ed io guardo in basso, perché sono già in alto.  / Chi di voi sa ad un tempo ridere ed essere in alto? / Chi è salito sui monti più alti ride di tutte le tragedie / e di tutte le commedie», scrive Nietzsche nello Zarathustra[1], l’opera più accecante della sua intera produzione e quella in cui, con un linguaggio poetico e filosofico al contempo, l’autore enuncia la nuova dottrina dall’Oltreuomo. Eppure, parlare di dottrina, quando ci riferiamo a Nietzsche, non è del tutto corretto: lungi dal voler elaborare un pensiero sistematico, che avrebbe finito per dare vita ad un altro “sapere metafisico”, il filosofo gioca con il linguaggio e con le parole, utilizzando lo stile profetico del Cristo nei Vangeli e dando forma a una filosofia di vita, piuttosto che ad un sapere teorico.

La poesia, che impregna l’intera produzione nietzschiana proprio in quanto nel linguaggio dei versi si cela l’Oltreuomo, che è un fanciullo libero dai condizionamenti esterni, costituisce adesso il linguaggio scelto dall’autore per comunicare la prassi della volontà di potenza. La filosofia poetica del mattino di Nietzsche è infatti un’alba che s’innalza per rischiarare la cupezza della metafisica e del passato, di un tempo fondato su di un razionalismo duro e incapace di sentire, così come di riconoscere la spinta vitalistica insita in ogni cosa.

Lo Zarathustra ci dimostra dunque che quello del filosofo è un pensiero dinamico, incessante, asistematico e mosso dall’intento di scuotere gli animi e di far crollare le dottrine dogmatiche, siano esse di matrice religiosa, morale, o persino lo stesso sapere scientifico, che si fonda sulla falsa pretesa di comprendere la verità oggettiva, sistematizzandola, mentre di fatto anch’esso racchiude il divenire perenne dell’esistenza entro schemi fissi, che smaterializzano la vita.

Lo Zarathustra, assieme alla produzione propriamente poetica di Nietzsche, si configura così come l’opera più lirica dell’autore; in essa, il protagonista, come un viandante, si reca nel mondo dopo anni di eremitaggio, per portare un messaggio di speranza. Tuttavia, la folla rifiuterà Zarathustra e la sua nuova visione, in quanto -la storia ce lo insegna- i portatori di verità vengono sempre crocifissi dalla massa, che non intende essere risvegliata dal proprio letargo e che nutre invidia verso coloro che riescono ad incarnare quella coerenza e quella luce che ad essa manca.

Con tono profetico -tono presente nell’intera produzione poetico-letteraria di Nietzsche- Zarathustra rappresenta perciò l’uomo in cammino, che ha per meta il superamento di quella condizione “troppo umana”, nella quale ciascuno vive rinchiuso nelle proprie stantie certezze, facendo del capriccio e dei pregiudizi delle verità assolute. La filosofia del mattino è, di contro, un invito costante ad intraprendere il viaggio della scoperta di sé. Un invito costante a esercitare la volontà come motore di un perenne cambiamento, che ci porti ad assecondare il divenire irrefrenabile che tutto permea. Tale filosofia non può dunque essere racchiusa in un sistema, essendo essa una prassi che si configura come inevitabile esito della morte di Dio. La poeticità è perciò il nuovo linguaggio dell’Oltreuomo, che si approccia al reale come un fanciullo, privo di paura e disposto ad accettare il proprio Fato, anche nella tragicità che esso riserva.

Amare la vita nonostante tutto, pare volerci dire Nietzsche. E proprio alla morte di Dio, l’unica risposta non può che essere l’amor fati: sradicato, privo di ogni punto di riferimento esterno, l’individuo si ritrova adesso da solo dinanzi ad un orizzonte immenso e vuoto, poiché Dio -e con lui ogni trascendenza- è stato ucciso dall’uomo stesso, che aveva esaurito le risorse di senso che quel paradigma riusciva a fornirgli.

Morto Dio, l’uomo è chiamato ora a edificare, in sé stesso e autonomamente, i proprio valori ed è chiamato a reggere il peso della libertà. Una libertà che comprende la bellezza della creazione, la trasformazione degli “schiavi” in “signori”, ed il parallelo dovere della responsabilità. La libertà è quindi il guadagno ed il prezzo che la morte di Dio implicano.  Proprio questa consapevolezza radicale della libertà è forse il cuore pulsante del pensiero di Nietzsche, che viaggia al di sopra degli schemi fissi con cui siamo soliti interpretare il mondo. Quello dell’autore è infatti un pensiero che vibra oltre l’ordinaria percezione, svelandoci che, in fondo, l’ossessione principale della natura umana è la morte. Per gestire lo strazio che quest’ultima implica, si edificano morali, religioni, saperi scientifici, eppure tutti, parimenti, approdiamo ad un’unica e innegabile verità: il Fato che ci domina e ci schiaccia da un lato e, dall’altro, la libertà, che ci costituisce e alla quale non è possibile abiurare, nonostante il dolore.

 

[1] F. Nietzsche, Also sprach Zarathustra, Cosi parlò Zarathustra, Mursia, Milano 1978.

 

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Lucrezia Lombardo nasce ad Arezzo nel 1987. Dopo la maturità classica si laurea in Scienze filosofiche a Firenze con il massimo dei voti. Lavora quindi come curatrice, autrice di testi d’arte contemporanea e come giornalista, specializzandosi con vari corsi di perfezionamento e con un master in gestione dei beni culturali. Attualmente l’autrice scrive per alcune riviste letterarie internazionali, insegna Storia e Filosofia presso un liceo e collabora con vari atenei privati come docente di Storia della filosofia contemporanea, oltre ad aver conseguito una specializzazione triennale come Counselor psicologico a indirizzo psicobiologico. Dal 2020 Lombardo è co-direttrice e curatrice della galleria d’arte contemporanea “Ambigua” di Arezzo e si occupa di poesia da diversi anni, sia come autrice, che come redattrice (collabora infatti per la rivista letteraria italo-francese “La Bibliothèque Italienne” ed è responsabile del blog culturale del quotidiano ArezzoNotizie). Le sue raccolte poetiche: La Visita (Giulio Perrone 2017), La Nevicata (Castelvecchi 2017), Solitudine di esistenze (Giulio Perrone 2018), Paradosso della ricompensa (Eretica 2018), Apologia della sorte (Transeuropa 2019), In un metro quadro (Nulla Die 2020), Amor Mundi (Eretica 2021), con prefazione del poeta e regista Mauro Macario.

 

© La fotografia ritrae Friedrich Nietzsche., dalla serie “Der kranke Nietzsche” di Hans Olde, between June and August 1899. L’originale è custodito presso il Goethe – und Schiller-Archiv Weimar, signature GSA 101/37.