Dopo la tempesta l’iride
e il futuro è giunto
ammantato d’ermellino,
frizzante di profumi.
È un travestimento:
i denti sono guasti
e non ragiona bene
dopo la lunga attesa.
Saluta mesto,
perché teme che le molte promesse
non siano mantenute.
Porge lesto lenti d’ingrandimento:
spiega sussiegoso
con incomprensibile dialettica.
La folla non lo vede e non l’ascolta
e lo spera, come gli Ebrei il Messia.
Al primo fischio
compone la valigia
e fugge via sul treno
con incuria del saluto.