Dentro al bosco ridotto a una selva
c’è ancora l’eco di grida straziate
incolte le vigne, le gramigne mai più dissodate
avvolgono d’ombra il ricordo
di quel ventuno settembre screziato di pianto
i filari delle uve mai più vendemmiate,
la collina che da anni non vede bambini
là dove il torrente vi ha inghiottiti nel ventre
depredandovi della vita che stava sbocciando.
Bruno e Rosalba, vi ritrovo ogni volta,
memoria che torna ai miei tre anni di allora
a nostra madre, a due sedie deserte,
agli occhi induriti di lacrime mute.
Questo lembo di terra che mi ha generato
trattiene il segreto di un grembo violato
che ancora indugia nell’aria che tace.
Raggiungere quella casa da cui eravamo fuggiti
è una ferita ogni volta, una crepa riaperta,
ma devo tornare, perché mi sento aspettato.
Le stelle la notte sono sempre le stesse,
ne veglio il sonno e l’antico dolore.
* A ricordo dei miei fratelli Bruno e Rosalba di 11 e 12 anni,
annegati insieme in un torrente sulle colline romagnole.