(in memoria)
L’aroma dei giacinti e delle rose
è balsamo e tormento in questi giorni
di lacrime, e il silenzio delle porte
ha quell’esitazione un po’ guardinga
dell’eremo nel bianco del lenzuolo,
di amaro esausto al fondo del bicchiere.
La ruggine degli aghi e dei cancelli
rivendica l’aceto: le fanfare
nuziali, gli almanacchi, le camicie
di terital sono come un sigillo
di ceralacca, un vincolo in disuso,
agende abbandonate alle cantine.
La cifra del commiato è in quest’azzurro
arroventato al fuoco dell’addio:
il cielo è uno stendardo, quasi fosse
atto di ossequio, gesto naturale.