Tuo padre l’avvocato di cognome faceva
non voglio proferirlo, buonanima che era,
però portava sfiga: era assodato a Valenza.
Io che mi penso migliore, che misuro il cv
come voi l’uccello nei bagni del liceo
sono così alla vostra medesima altezza.
È Pasqua, state nel casone di campagna.
Ti farei le condoglianze in videochat
allora ti cercano, parte un balletto di piani
scale ringhiere corridoi, sussulta la
visuale, non hanno idea di dove ti rintani,
eccoti, fai il gesto di scacciare una mosca.
Mi spalmasti grafite sulla nuca anni fa
onorando il volere del più bastardo;
ma c’era stato un pomeriggio insieme
tra i pioppeti, a lasciare tracce sul fango;
e uno schianto in curva, ma di rotto niente.
Ora baleni al cellulare, la calvizie sovrana
al centro dello schermo. Non traspare altro
dal tuo bunker di pelle, di vita infossata.
Rispondi grazie, tutto qui, riattacco.