© Fotografia di Dino Ignani

“L’annuario di poesia – antologia 1994-2012” (Castelvecchi, 2022), A cura di Gabriele Tanda

Nota di Antonio Fiori

Per chi voglia ripercorrere il lavoro di mappatura e scandaglio critico  della poesia italiana, condotto sull’Annuario di Poesia tra il 1994 e il 2012, c’è ora a disposizione una bella antologia pubblicata da Castelvecchi nel 2022. Si tratta di alcuni articoli scelti da Gabriele Tanda per la collana I libri dell’ “Età del ferro”, introdotti dal curatore con un saggio molto interessante e dal titolo emblematico dell’intera esperienza dell’Annuario: La poesia presa sul serio.

Giorgio Manacorda fondò la rivista nel 1994 gemmata da un suo saggio di poco antecedente (Per la poesia, 1993), che costituiva – con le sue dieci asserzioni sulla poesia – una sorta di provocatorio manifesto, una chiamata in correità di critici e i poeti sulle ragioni della poesia.

Tanti furono i compagni di viaggio di Manacorda: Alfonso Berardinelli, Walter Siti, Roberto Deidier, Renzo Paris, Alba Donati, Matteo Marchesini, Simone Barillari, Paolo Febbraro. Dal saggio di Tanda si evince la volontà di non aderire esplicitamente a nessuna scuola di pensiero o categoria critica nascente, bensì l’intenzione di riferirne al lettore dell’Annuario nonchè, soppratutto,  quella di analizzare la poesia non solo come forma letteraria, ma anche come fenomeno sociale, antropologico, editoriale e di pubblico. Alcuni degli articoli antologizzati recano titoli intriganti, o palesemente provocatori: Il Viagra dell’ego ovvero la poesia a proprie spese (di Simone B. Barillari); Oracoli per manager (2007-2008) Volti, parole e tic della recente poesia italiana (di Matteo Marchesini); Il labrador e la poesia (2012, di Giorgio Manacorda). Rileggerli oggi non potrà che giovare, specialmente alle giovani leve di poeti e di critici che non hanno conosciuto la rivista e sono spesso disorientati dalle attuali modalità di produzione e comunicazione della poesia.

L’Annuario, insomma, si rivelò il luogo dove mettere in discussione le idee e i testi, le presunte direttrici della poesia e i presunti maestri; ma anche l’agorà dove si formeranno giovani poeti-critici, come Marchesini e Febbraro, grazie alla originaria intuizione di Manacorda di creare, sull’humus delle tante riviste, lo spazio che mancava, il coraggioso salto di libertà e qualità della critica della poesia.

 

Antonio Fiori

 

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© La fotografia ritrae Giorgio Manacorda di Dino Ignani