Kees Klok – traduzione dal neerlandese di Patrizia Filia

Kees Klok è nato nel 1951 a Dordrecht nei Paesi Bassi, dove tuttora vive. Mantiene forti legami con Salonicco che diede i natali alla moglie, la poetessa e traduttrice Stella Timonidou, deceduta nel 2007. Si è laureato in Storia Contemporanea all’Università di Utrecht. Oltre a saggi storici ha pubblicato racconti, diari letterari e traduzioni. Nel 1999 esce la sua prima raccolta lirica, Al Merwede, a cui seguono altre quattro raccolte: In questa bassa landa (2005), È già tardi (2008), Come il mondo s’aprirebbe (2012) e Oltre l’alta marea (2017).

Patrizia Filia, nata nel 1953 in Francia da genitori italiani, è regista teatrale, drammaturga, scrittrice e traduttrice. Vive e lavora in Olanda dal 1982, dopo aver trascorso vent’anni a Torino. Di lei sono stati pubblicati in Olanda il monologo Medea (1996); la raccolta poetica De schaduw van het park (2013); il dialogo Sapfo (2015); il ricordo In de Mokumse jaren (2016); la versione italiana del ricordo Negli anni di Mokum (2017). Nel 2018 sono uscite le edizioni bilingue dei florilegi De eenzamen/Il solitario con poesie di Jan Jacob Slauerhoff; Blues con poesie di Kees Klok. Nello stesso anno è uscito inoltre Il suo ciclo poetico Astarte, edizione bilingue di Kop leeg e Testa vuota, pubblicati rispettivamente nel 2015 e 2017.

Kees Klok
Inediti

Traduzioni dal neerlandese di Patrizia Filia 

*

Uiteindelijk

Een beslagen raam, glanzende
klinkers: je wenst de dag
een gouden ochtend toe,

schrijft op het glas
je naam in buitentijdse krullen:
Ja, wel geen oorlogskind,
maar heel wat karigheid
en afgedankte spullen.

Later trap je
lijdzaam naar het weer.
Ineengedoken.

Je droomt aan dek
van meisjesstemmen uit de dagen
dat mist je nog ontroeren kon.

Infine

Una finestra appannata, mattoni
lucidi: auguri al giorno
una mattina dall’oro in bocca,

scrivi sul vetro
il tuo nome in ghirigori atemporali:
Sì, non figlio della guerra,
ma parecchia miseria
e cose gettate via.

Più tardi pedali
rassegnato verso il traghetto.
Accovacciato.

Sogni sul ponte
voci di ragazze da giorni in cui
la nebbia ancora ti commuoveva.

*

Herfst

Dat je gedachten liggen
op de grens waar
illusie vervloeit in ongeloof,
waar weemoed begint
en soms verbittering.

Dat, wat je almaar najaagt
steeds verder
van je wijkt in de tijd,
tot waar kleuren
uiteindelijk hun kracht verliezen.

Dat de slecht begrepen schaduw
van jezelf niet meer wegblijft.

Dat je voetstap verassing wordt.

Autunno

Che i tuoi pensieri giacciono
sul confine dove
l’illusione sfocia in incredulità,
dove la mestizia inizia
e a volte l’amarezza.

Che ciò che cacci di continuo
sempre più
si allontana da te nel tempo,
fino a dove i colori,
infine, perdono la loro forza.

Che la mal compresa ombra
di te mai più diparte.

Che il tuo passo diventa stupore.

 

*

Sterfhuis

Je liep er schuw
en aangeslagen nog
door de verkilde kamers,
beklopte zacht
het dakbespant,
dacht je een vage
figuur in een bestofte
spiegel.

Besmuikt werd er geritseld
met papier
en daarna veel gezwegen,
tot ook de stille harmonie
verliep.

Later, na het laatste
meubilair, de scherven,
heb je er nog
het gras gemaaid.

Ultima dimora

Camminasti schivo
e persino abbattuto
percorrendo le camere gelide.
Scricchiolò piano
la costruzione del tetto,
pensasti ad una vaga
figura in un polveroso
specchio.

Furtivo stropiccìo
di carta
e poi molto ammutolimento,
fino a che pure la tacita intesa
venne meno.

Più tardi, dopo l’ultima
mobilia, i frantumi,
tagliasti ancora
l’erba.

 

*

Stadsherstel

De onttakelde molen torent nog uit
boven het afgebrande café.
Een gat in de bocht van de dijk
herinnert hij zich als de snoepwinkel
waar ze in de pauzes drop kochten
en zwart-wit, eeuwig in het gezelschap
van de Franse Vocabulaire.

Strakke panden van lijkgrijze steen
omzomen de kaalslag
waarboven zij de avonden vulden
met geschiedfilosofie en dronken
baldadigheden.

Hij raapt een kei op,
hard als illusies
die alsmaar weigeren te vervliegen.

Restauro della città

Il mulino smantellato troneggia ancora
sopra il caffè incendiato.
Un buco nel tornante della diga rammenta
di essere stato un negozio di caramelle
dove nell’intervallo compravano liquirizia
e bianconere, per sempre in compagnia
del Vocabolario di Francese.

Caseggiati imperterriti grigio pallido
circoscrivono l’abbattuto
da dove lassù riempiono le sere
di filosofia della storia e sbronze
disubbidienze.

Raccoglie un sasso,
duro come le illusioni
che sempre rifiutano d’involarsi.


Fotografia di proprietà dell’autore.