Isacco Turina, “Non come luce” (anteprima editoriale, Terra d’Ulivi, 2022)

Isacco Turina, Non come luce

Grigio oltremare

La incontro sui mercati fra il deserto e l’oceano.
Porta un turbante che non sa allacciare.
«Mi chiamano la Rondine. Ogni inverno
ritorno in questo posto. Cerco uomini
giovani, la carne locale.
Non devi giudicare: la distanza
ci fa liberi. A casa coltiviamo
inibizioni. Qui rovino e ricreo
la vuota parola amore.
……………………………………
Hai la pelle di un frutto adolescente.
Mi piace questa quiete dopo il coito:
ogni mia belva è chiusa nella gabbia,
china il capo e mi chiede una carezza.
La prima volta che sono arrivata
credevo di tornare agli elementi,
la sabbia, la notte, il vento:
il deserto, lo scheletro del mondo».
«Il ritorno è sempre monotono,
si finisce a parlare con le nuvole».
Un autista è la polpa tenera
nel guscio duro di un veicolo.
«A trent’anni mi sentivo finito.
Sono rinato nel grembo di un camion
dove mio padre è precipitato
fra le pecore e l’autostrada.
Genitori che morite,
radici spinte a forza nella terra.
Gli accarezzavo la barba ed erano
superfici scabrose di pianeti a venire».
Il camion si muove come un bruco nella polvere.
Viviamo fra parentesi e crediamo
di conoscere l’intero libro.
Guarda: il deserto sta fiorendo
di bottiglie di plastica immortali.
Cimiteri di copertoni
che portavano il peso degli uomini
attendono che nasca
un profeta dalle loro trincee.
I figli accorrono al passaggio del motore.
Un bambino è un sogno.
Mille bambini sono un incubo.
Ma un miliardo di bambini – è realtà.
Mi risveglio da un sonno bianco.

***

Dopo il segnale acustico
registri il suo silenzio –
mi muovo come un gregge di riflessi
fra le pareti d’ansia e lo splendore
– avvisiamo la gentile clientela
di non sognare le grandi farfalle –
qualcuno parla in fondo ai miei cassetti
– esci in cortile e portami la salvia,
ma fermati dove il piede
comincia ad affondare –
quando sono tornato eri scomparsa,
il ramo già appassito
– ogni riferimento ai suoi capelli
è puramente casuale –
le nostre bocche in prestito a parole
che si parlano da sole
– gli esperti sono ancora al lavoro
per ripescare ciò che è vivo –
nell’interferenza infinita noi
– solo lievi perturbazioni
che tendono a diradarsi –
al culmine del controllo
lasciamo che tutto accada.

***

In cammino

«Non morirete dove siete nati».

Abbiamo inteso la condanna,
la condanna che ci muove.
Cucita nella tasca una preghiera,
dal tronco dell’esilio
corteccia amara stacchiamo ogni giorno.
Con le mani la mangiamo.
Masticata fra i denti la beviamo.
Corteccia amara ci cresce sul viso.
«Signore, non ci vogliono vedere»
«Non come luce, ma come la sabbia
penetrerete nei loro occhi chiusi».

«Sentinella, cosa scorgi nell’alba?»
«Terre senza gente
e carovane in cammino
di gente senza terra»
«Sentinella, quali segni distingui?»
«Il comandante ha i capelli sudati.
L’atlante ha preso fuoco
tra le mani dei miei figli».

***

Nel presente

1.Censimento

La storia è un’acqua ogni anno più sporca.
Dei molti che morirono stanotte
rimangono le immagini scattate
in un giorno qualunque.
Riassumi la tua vita in poche frasi.
«Ho preso ordini da un libro sacro.
Ora li prendo dalla mia automobile.
Quando ne ho voglia pago un’altra donna
per farmi sculacciare e insultare.
Non ho tempo di capire».
«Quando gli organi impazziscono
un uomo mi accompagna in ospedale,
mi descrive la luna nelle attese.
Splendida vita, dondolavi
dai rami e sapevi di bucato.
La mano di un estraneo ti ha raccolta».

«Ho vissuto il mio tempo in crociera.
A bordo della nave occidentale,
la Grande Anestesia,
mi sono divertito
fino al disgusto, all’oblio.
Quando mi sarò spento, disperdete
i miei dati nel vento».

Isacco Turina, quattro testi da “Non come luce” (Terra d’ulivi)