Inediti di Asmaa Azaizeh, poetessa palestinese

(a cura di Pasquale D'Auria)

عين الشحرور

 

بعد قليل

سيسقط قرص حياتي في حضني

 

لن يحدث الكثير بعد ذلك

 

الّذين تمنّيتُ لقاءهم ماتوا

البلد الّذي حلمتُ به

صار أغنية رابْ في سيّارةٍ بعيدة

الخيول الّتي ربّيتها في صغري

عضّت ذراعي

ولا يبدو أنّها ستفلتها

 

في كلّ الأحوال

محبرتي كبيرةٌ

ولا يبدو بأنّي سأعيش وأفرغها

القصائد الّتي تمنّيتُ كتابتها زججتُها في كفنه

والأخطبوطات الّتي نتأتْ من ظهري

علّمتُها كيف تتلمّس غيابه

 

أجلس فوق صخرة الشوق

وأنتظر أن تنحتني الريح

فأصير شحرورًا بعينٍ كبيرة

عينٍ كبيرةٍ وعميقة

سأرى فيها قرص حياتي الجديد

ربّما لن أذكر أنّني كنتُ أنا

وأنّ هذه الشجرة

الّتي ستصير بيتي

كانت شيئًا غامضًا كأنّه أبي.

 

Gli occhi del merlo.

Il disco della vita mi cadrà presto addosso

Dopo di ciò non accadrà molto

Le persone che desideravo incontrare sono morte

Il paese che sognavo è diventato una canzone rap in una macchina lontana

I cavalli che ho allevato in tenera età mi hanno morso il braccio

E non sembra che stiano mollando la presa.

 

Ad ogni modo,

il mio calamaio è grande e sembra che non vivrò abbastanza a lungo per svuotarlo.

Le poesie che avrei voluto scrivere le ho cristallizzate nel suo sudario.

E ho insegnato ai polpi che sono usciti dalla mia schiena come come percepire la sua assenza.

 

Mi siedo sulla la roccia della nostalgia

E aspetto che il vento mi dia forma

E, dunque, diventare un merlo

dagli occhi grandi e profondi

Per vedere il nuovo disco della mia vita.

Forse non ricorderò che sono esistito

Né che questo albero, che diventerà la mia casa, era qualcosa di misterioso, come fosse mio padre.

 

 

 

 

تهليلة

 

تعبتُ وأنا أشبّه أشياءً بأشياء

فأنا بالكاد أرى الأشياء كما هي

 

الفلّة في حديقتي تعبت هي الأخرى

أحدهم مرّ وقال إنّها مثل حقلٍ من القطن

فراحتْ تمدّ ذراعيها وقوائمها حتّى تمزّقت أليافها

 

كنتُ أشبّه الموت

بظلمةٍ سخماءَ أضعنا فيها مفتاح الباب

بحلمٍ لا يقظة منه

بجوف صنمٍ نتذلّل إليه

إلى أن ارتطم أبي بالأرض ومات

فصار الموت موتًا

موتًا فقط

 

أنا بريئةٌ من التشبيه

شبّهتُ نفسي بسنبلةٍ وعلقتُ فيها

فظلّ داروين، منذها، صافنًا في طاولته

 

أنا بريئةٌ من الشِّعر

هذه تهليلاتٌ أكتبها لأنام

هذه أَحْجِبَةٌ

أطويها لأعاود الكتابة.

Ninna nanna

Sono stanca di paragonare cose tra loro

E a malapena riesco a vederle per ciò che sono

Anche il gelsomino nel mio giardino è stanco

Un passante ha detto che somiglia ad un campo di cotone

E andò allargando le sue braccia e le sue gambe fino a sfibrarsi

 

Paragonavo la morte al buio pesto in cui abbiamo perso le chiavi della porta,

Ad un sogno dal quale non ci svegliamo,

Alla vacuità di un idolo per il quale ci umiliamo,

finché mio padre non cadde a terra e morì.

Ebbene la morte divenne morte.

Semplicemente morte.

 

Sono innocente nella metafora.

Ho paragonato me stessa ad una spiga di grano e ci sono rimasta incastrata,

e da allora Darwin fissa la sua scrivania

 

Sono innocente nella poesia.

Queste ninna nanna le scrivo per dormire

come amuleti che piego per poi scriverci ancora.

 

Asmaa Azaizeh è una poetessa, interprete e giornalista. Nasce nel 1985 nel villaggio di Daburieh in Galilea, Palestina. Per diversi anni ha lavorato come giornalista per giornali arabi e palestinesi come presentatrice televisiva e speaker radiofonica. Nel 2012 diventa la prima direttrice del museo Mahmoud Darwish di Ramallah. Le sue poesie sono tradotte in oltre 10 lingue.

 

Pasquale D’Auria è laureando in Lingua e Letteratura Araba presso l’Università degli Studi di Bari, con una tesi sulla letteratura palestinese contemporanea.

 

 

*Photo by Dirk Skiba. Copyright @