Hinc unda, hinc labitur Aetas

Pallido viso tra biondi capelli,

Occhi di noce, vivaci e sorpresi,

Rosse le labbra su denti perfetti

Piegano piano in un riso modesto.

 

Tardi i suoi passi, leggeri nel ritmo,

Seguono sempre la via senza affanno.

Nel mio pensiero Lei vive così.

Poco mi curo se pure mi inganno.

 

Ma all’ora che il tempo solca il suo volto

E pure le mani, che ora son belle,

Piano ingrinziscano e perdan la forza,

Dove sarà allora quella bellezza?

 

Quella bellezza che tanto ho elogiato,

Che mi sembrava durare per sempre,

Rosse le labbra su pelle d’avorio,

Ora è sfiorita da giugno a settembre.

 

Rapida e celere essa è sfiorita,

Come l’amore che a noi ci legava.

Quando dormiva, Lei, sulla mia spalla,

Forse pensavo che pure mi amava.

 

Tempo da’ al tempo” e tempo è passato,

Tempo maligno lontano da te.

Tempo crudele, che cosa c’è stato,

Cosa c’è stato di vero per me.

 

Oh, se davvero è svanita del tutto

Quella scintilla che prima ci univa,

Senza di te, io osserverò il flutto,

Flutto del tempo che bagna la riva.

 

Voi, però, attenti e restate a sentire:

Far non vogliate lo stesso mio errore.

Soffoca tutto, il tempo, tra spire:

Chi s’abbandona, per primo lui muore.