Harry Ricketts – da “Half Dark”

Ricketts HarryHarry Ricketts (1950) è poeta, prosatore, editor, critico letterario e docente universitario.  Nato a Londra, è cresciuto in Inghilterra, Malesia e a Hong Kong. Ha studiato Inglese alla Oxford University e ha tenuto conferenze a Hong Kong e Leicester, per approdare, nel 1981 alla Victoria University (Nuova Zelanda). Della sua importante e vasta produzione si ricordano il libro d’interviste Talking About Ourselves (1986), la curatela di Worlds di Katherine Mansfield (saggi critici, 1991) e Under Review: A Selection from ‘New Zealand Books’ 1991–1996 (con Lauris Edmond e Bill Sewell, 1997); una edizione di poesie di Kipling dal titolo The Long Trail nonché  How You Doing?: A Selection of New Zealand Comic and Satiric Verse (una antologia di poesia comica neo zelandese, 1998). Ha curato inoltre The Awa Book of New Zealand Sports Writing (2010) recensito come uno dei migliori libri dell’anno in Nuova Zelanda e nello stesso anno Strange Meetings , raccolta antologica di poeti della Grande Guerra (tema poi sviluppato curando studi e pubblicazioni su una mezza dozzina di autori dello stesso periodo). In poesia: Coming Here (1989), Coming Under Scrutiny (1989), A Brief History of New Zealand Literature (limerick parodistici, 1996), How Things Are (1996), 13 Ways (antologia collettanea, 1998), Plunge (2001), Your Secret Life (2005), Just Then (2012) e Half Dark (2015) del quale presentiamo qui un estratto. Attualmente è docente della Victoria University of Wellington.

Harry Rickets
da Half Dark
(Victoria University Press, 2015)
traduzione dall’inglese di Eleonora Bello e Francesca Benocci

The unmade bed

ricketts 01She sits on the unmade bed, just right
of centre, with something in her hands.
Her dark hair hangs in one long pigtail

down over her right shoulder, the left
her white nightie, décolleté, leaves bare.
Her dropped face, that winsome, downward stare.

On the floor near her naked, crossed feet
are two petite brown boots: one lies flat,
the other toes a blur of paper.

If the scene were contemporary,
she could be holding some flash iPod
or iPhone. She could be listening

to Leonard Cohen, Gillian Welch.
But this almost homely bedsit – wood-
ceilinged, clothes flopped on chair, wash-basin

tucked away in the hearth (what’s that shoe
doing on the crumbling mantelpiece?) –
must surely be nineteenth century.

Not English though with that crucifix
hazy behind the open shutter.
Continental? Some provincial
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French town, perhaps. A miniature,
that’s what she is holding: his picture.
Does the paper – a letter? – announce

he’s died or loves another (“Ma chère
Lisette …”)? Could that black aquascutum,
angled beside the chest of drawers,

have been his? His features swim, she feels
his touch, quickens, finds her mind go numb.
Sunlight slants through the window, catches

the pretty, floral bedspread, picks out
a painting above it on the wall.
Shadows. Steps. A locked embrace. She wears

a blue dress, he a red cape, jaunty
plume in his cap. She is leaning back
to receive a last, quick, lunging kiss.

This is how it should have, should have, been.
Not here, alone on an unmade bed
in this room, bright, sad, slightly shabby.

Il letto disfatto

ricketts 02Siede sul letto disfatto, appena a destra
del centro, con in mano qualcosa.
I capelli scuri raccolti in una lunga coda

che le scende sulla spalla destra, la sinistra
la veste da notte, décolleté, lascia evidente.
Il volto triste vòlto in basso, seducente.

Sul piantito accanto ai piedi nudi incrociati
stanno due stivaletti marroni: uno giace a terra,
l’altro punta a una macchia di carta.

Se la scena fosse contemporanea,
potrebbe avere in mano un bell’iPod
o un iPhone. Potrebbe ascoltare

Leonard Cohen o Gillian Welch.
Ma questa mansarda bruttina – soffitto
di legno, abiti buttati sulla sedia, catino

nascosto nel focolare (che ci fa quella scarpa
sulla mensola cadente del camino?) –
non può che essere dell’Ottocento.

Inglese no di certo con quel crocifisso
sfocato dietro allo scuro aperto.
Continentale? Una cittadina
riicketts 03
francese di provincia, forse. Una miniatura,
ecco cos’ha in mano: il ritratto di lui.
Che la carta – una lettera? – annunci

ch’è morto o ama d’altri (“Ma chère
Lisette…”)? Che l’impermeabile nero,
buttato vicino al cassettone,

fosse suo? Tremola il volto di lui, lei ne sente
il tocco, si ravviva, la mente di nuovo si svuota.
La luce scende dalla finestra, colpisce

la graziosa coperta a fiori, mette in risalto
un dipinto sul muro al di sopra.
Ombre. Scalini. Un abbraccio serrato. Lei indossa

un abito blu, lui una cappa rossa, elegante
la piuma sul cappello. Lei curva all’indietro
a ricevere un ultimo, lesto, bacio leggero.

È così che avrebbe, avrebbe, dovuto essere.
Non qui, da sola su un letto disfatto
in questa stanza luminosa, triste, un po’ sciatta.

Wellington, late summer 2014
ricketts cover
On the bank at the Basin the crowd applauds;
cicadas click-click their castanets.
Listen to the money’s slow, withdrawing roar.
On the bank at the Basin the crowd applauds.
“Wellington is a city that’s dying,”
says the man with cold snapper eyes.
On the bank at the Basin the crowd applauds;
cicadas click-click their castanets.

Wellington, fine estate 2014

Sui banchi al Basinla folla applaude;
le cicale che cliccano nacchere.
Ascolta il boato lento dei soldi in ritirata.
Sui banchi al Basin la folla applaude.
“Wellington è una città morente,”
dice l’uomo dagli occhi gelidi di dentice.
Sui banchi al Basin la folla applaude;
le cicale che cliccano nacchere.

A modern creed

I believe in god the mother, sharer of crystals and echinacea, and in all things organic and gluten free.

And I believe Jesus was awesome and a very special person, a legend who thought outside the box and wore hemp trousers, and that his life was a journey in which at the death he came to embrace his inner child.

And I believe in blue sky thinking, de-hiring and moving on. And I believe the reality is and that everything before me is history and old school. And I believe if you avoid sugar, lactose, nicotine and red meat, you will find closure. Have a nice day.

Fede moderna

Credo in Dio Madre, moltiplicatore di cristalli ed echinacea e in tutto ciò che è biologico e senza glutine.

E credo che Gesù fosse favoloso e una persona molto speciale, una leggenda fuori dagli schemi che portava pantaloni di stracci, e
che la sua vita sia stata un viaggio che in punto di morte lo ha portato a ricongiungersi con il suo bambino interiore.

E credo nel pensiero creativo, nel dis-assumere e nell’andare avanti. E credo che la realtà sia e che tutto prima di me sia
storia e vecchia scuola. E credo che se eviti zucchero, lattosio, nicotina e carne rossa, troverai la pace. Buona giornata.


Harry Ricketts (1950) è poeta, prosatore, editor, critico letterario e docente universitario.  Nato a Londra, è cresciuto in Inghilterra, Malesia e a Hong Kong. Ha studiato Inglese alla Oxford University e ha tenuto conferenze a Hong Kong e Leicester, per approdare, nel 1981 alla Victoria University (Nuova Zelanda). Della sua importante e vasta produzione si ricordano il libro d’interviste Talking About Ourselves (1986), la curatela di Worlds di Katherine Mansfield (saggi critici, 1991) e Under Review: A Selection from ‘New Zealand Books’ 1991–1996 (con Lauris Edmond e Bill Sewell, 1997); una edizione di poesie di Kipling dal titolo The Long Trail nonché  How You Doing?: A Selection of New Zealand Comic and Satiric Verse (una antologia di poesia comica neo zelandese, 1998). Ha curato inoltre The Awa Book of New Zealand Sports Writing (2010) recensito come uno dei migliori libri dell’anno in Nuova Zelanda e nello stesso anno Strange Meetings , raccolta antologica di poeti della Grande Guerra (tema poi sviluppato curando studi e pubblicazioni su una mezza dozzina di autori dello stesso periodo). In poesia: Coming Here (1989), Coming Under Scrutiny (1989), A Brief History of New Zealand Literature (limerick parodistici, 1996), How Things Are (1996), 13 Ways (antologia collettanea, 1998), Plunge (2001), Your Secret Life (2005), Just Then (2012) e Half Dark (2015) del quale presentiamo qui un estratto. Attualmente è docente della Victoria University of Wellington.
In italiano è stata tradotto il volume Proprio allora (Kolibris, 2015)

Fotografia di proprietà dell’autore

Eleonora Bello (1985) ha conseguito  una laurea triennale in Lingue e Letterature straniere presso l’Università degli Studi di Milano dove ottiene anche il Master di primo livello PROMOITALS (Didattica dell’Italiano come lingua seconda e straniera). Successivamente ottiene il Master di secondo livello all’Université de Franche-Comté (Besançon, Francia) in Letteratura e Cultura Italiana. Negli ultimi 3 anni ha insegnato italiano come lingua straniera a Milano, Città del Messico e Besançon. Attualmente è iscritta al primo anno di Dottorato in Italian Studies alla Victoria University of Wellington (NZ).

Francesca Benocci (1985) ha conseguito una laurea in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Siena, dove ha poi completato un Master in Traduzione Letteraria. Attualmente è iscritta al primo anno di Dottorato in Literary Translations Studies alla Victoria University of Wellington (NZ). Sue traduzioni sono apparse su La Libellula e Journal of Italian Translation. È anche autrice di poesie e racconti.  Informazioni sulla sua attività al sito www.francescabenocci.com
Per Atelier ha tradotto: Lucy K. Holt (con E. Bello – con saggio introduttivo (Atelier 76)Filitsa Sofianou-Mullen Janet Frame (con Eleonora Bello) ; Courtney Sina Meredith  ; Faith Wilson