Gloxa III: Sulla poetica di Giulio Salvadori

A cura di Lucrezia Lombardo

“Il francescanesimo poetico di Giulio Salvadori”

 

“O monte della Verna
la tua foresta
com’è sicuro asilo
dalla tempesta!
Com’è pieno di pace
quel tuo convento!
la rustica sua corte
come rammento!
Le brune rondinelle
dal bianco petto
han posta i loro nidi
lì sotto il tetto.
Dai voli per gli spazi
con le ali a croce
tornano qui battendole
con dolce voce.
Passano i frati pii
Dicendo: – Ave!
la rondinella canta
sotto la trave.
Tenera e delicata
la melodia,
la rondine la tace
lungo la via.
Del picciol core amante
tutto il tesoro
effonde ella in quel canto
dolce e sonoro;
la rondine lo tace
tra i tetti alteri
là dove l’aria è grave,
biechi i pensieri.
Ma qui venne Francesco
tra queste mura,
la rondinella canta
senza paura.”

 

Poeta di Dio, lo definiscono alcuni, ma Giulio Salvadori è stato anche un critico letterario, un giornalista e un docente, votato interamente ai giovani, specie ai meno abbienti, verso i quali era orientata la sua predilezione, nella misura in cui attivamente si prodigò per le classi più povere, i cui figli non avevano accesso ad un’istruzione, venendo così destinati dalla società a un destino da sfruttati. Questo aspetto umanistico, che contraddistingue la vicenda biografica di Salvadori, lo accomuna a un altro uomo, che ha consacrato la vita a quei giovani, figli di contadini e operai, che non avrebbero avuto altro futuro se non reiterare la sorte dei loro padri: Don Lorenzo Milani, il prete comunista amante della povertà e a lungo avversato dalle stesse gerarchie ecclesiastiche, prima di essere acclamato.

La poesia di Salvadori è dunque intimamente legata allo spirito di sevizio, che ha accompagnato l’autore per tutta la vita, vedendolo docente universitario che soleva spalancare le porte del proprio appartamento milanese a tutti quegli studenti, che avevano bisogno di una assistenza per concludere gli studi.

Lo stile classicheggiante e l’estrema eleganza dei versi rendono possibile l’accostamento della lirica di Salvadori a quella di Pascoli, il poeta degli affetti familiari, che fa di essi il rifugio dal dolore del mondo. Al pari di Pascoli, Salvadori possiede infatti una profonda consapevolezza della sofferenza umana e della precaria condizione esistenziale e tale elemento si lega alla ricerca spirituale che rinnova i versi, facendo di essi un inno alla vita.

In molte sue poesie, l’autore savinese tratta perciò il tema della morte, paragonandola alla ciclicità della natura, sino a giungere a ringraziarla, poiché è attraverso di essa che il seme marcisce e partorisce una nuova pianta. Questa delicatezza di sguardo, unita all’apertura verso un orizzonte rassicurante che ingloba in sé la sofferenza, dandole un senso razionalmente incomprensibile, è la via che conduce Salvadori ad elaborare una poesia intenzionalmente spirituale, ma non banalmente bigotta. I suoi testi scorgono il divino nella vita stessa e raccontano di una natura ferita, ma capace di risollevarsi nonostante tutto.

Profondamente legato alla campagna della Val di Chiana in cui nacque e a cui ha dedicato molti testi, l’autore predilige temi semplici, tratti dalla vita quotidiana e umili, ma che diventano viatico per la comprensione di verità più alte. Verità che -ne era convito il poeta- sono destinate a tutti, poiché il messaggio d’amore del creato è universale e si basa sulla certezza che ad ogni grido di  sofferenza risponderà, in un modo o nell’altro, la carità.

Particolarmente affezionato alla madre durante l’infanzia, Salvadori elogia spesso la figura femminile -altro motivo dominate dei sui versi-, vedendo in essa il principio della generazione e associandola infine alla Vergine Maria, incarnazione di un amore che non si risparmia, che perdona e che serve sempre tutti. Nella poesia “La rondinella di San Francesco”, così, la natura boschiva del monte Verna e la figura di San Francesco – il santo a cui si ispira, sin dal principio, il Cristianesimo di Salvadori – divengono emblemi del coraggio. Nel luogo santo in cui il poverello di Assisi visse in totale povertà e ricevette le stigmate, il dolore del creato si acquieta e cede il posto a una speranza nuova, la speranza d’amore che tutto trasforma e cura, persino la morte e il pianto.

 

Lucrezia Lombardo