Giorgiomaria Cornelio – Inediti

Giorgiomaria Cornelio (1997) ha fondato insieme a Lucamatteo Rossi l’atlante Navegasión, inaugurato con il film “Ogni roveto un dio che arde” durante la 52esima edizione della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro. La loro “Trilogia dei viandanti” (2016-2020) è stata presentata in festival e spazi espositivi internazionali. Cornelio è poeta, regista, curatore, redattore di «Nazione Indiana». Suoi interventi sono apparsi su «Le parole e le cose», «Doppiozero», «Il Tascabile», «Antinomie», «L’indiscreto». Ha vinto il Premio Opera Prima con la raccolta “La Promessa Focaia” (Anterem, 2019). Per Argolibri, ha curato “La radice dell’inchiostro – Dialoghi sulla poesia”. Per Luca Sossella Editore, ha pubblicato “La consegna delle braci”. Insieme a Giuditta Chiaraluce ha ideato il progetto di esoeditoria Edizioni Volatili. Dirige il festival “I fumi della fornace”. È laureato al Trinity College di Dublino, che gli ha conferito la Medaglia d’oro per gli studi.

 

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«Tutto prendere. Tutto lasciare»
                                 Dimenticato a memoria.

Rientra nell’ordine  che l’anno più caldo
frani nel gelo. Che antica ingiuria
affolli il moto della concordia. Che scisma e macero,
tremito e assedio siano l’intima genitura
del tempo. E che niente basti a sfronda-
re il fogliame umano, spoppato a sbandi, senza un rodaggio
d’arsione,
come fu per il roveto, come fu per il cipresso.

Gente dei vecchi traballi, avanti:
quanta strettura  vi passa dentro.
Rigetti di collera, calati a picco.

Venite,           tirate il novilunio dentro il
catino del mondo.      Piantate una nuova
abitudine.

Nessuno ci rifarà
di una natura retta, di un bianco che non
scombaci.

 

*

 

Un giorno chiederemo la somiglianza     col
congedo. Ripareremo la mutilazione celeste,
mutando la colpa                      in adozione.

Sì: ma un altro giorno.

Ora il liquore è già dentro lo spac-
co.           Ora servono lisci cucchiai
per la bocca che non ha bevuto.

Scorrete il rendiconto
dell’assedio fino alla
stagione    superstite.
Il torto
non basta a interrarci
questa parte d’
infanzia.

Oh voi qui attorno,
voi col malsomiglio:

genìa antichissima,
del   secolo futuro.

 

*

 

L’arranco è a miriadi.
Ognuno ripete una
fatica          soltanto
orizzonta-
le.

E adesso   che l’uomo malanna,
che   a grandi ondate s’inceppa
il meccanismo
scopritore di terre,        resta da
inventare un continente
per quelli che furono           estinti.
«domandalo al minatore.
domandalo alla roccia madre»

Ci è dato, è vero, il mestiere
del subbuglio. E un secon-
do
compito d’inventario.

Farete dell’offesa altra vendetta?
Scismerete nuovamente le parti,
chi     da compiere
e chi  da raschiare?

S’affretta l’epoca senza recidiva.
La bianchissima,
con il detrito non più a
nutrimento.

Eppure, ogni nostro      aguzzino
conserva          ancora una parola:
quella inattesa,      che lo rovescia.