Giorgio Anelli, “Frammenti, folgori e visioni” (Ladolfi Editore, 2021)- Nota di Davide Morelli

A cura di Davide Morelli

Il poeta Giorgio Anelli raccoglie in questo libro i suoi articoli pubblicati su “Pangea”, rivista letteraria ideata e diretta dal poeta, critico e giornalista Davide Brullo.

Non occorre dilungarsi troppo sulla casa editrice Ladolfi né su Pangea, realtà note a ogni appassionato di letteratura che si rispetti. In prima battuta è necessario tener presente che il nostro autore è un individuo prezioso per le sue qualità artistiche.

In termini heideggeriani, senza tirare tanto per la giacchetta il famoso filosofo tedesco, si potrebbe affermare che porta avanti la ricerca del “senso dell’essere” e del “senso dell’esistenza”.

Giorgio Anelli si muove su due piani: quello della poesia e quello della riflessione intellettuale, come più specificamente in quest’opera, e lo fa trascendendo la logica deduttiva comune, il pensiero ordinario (secondo cui tutto è binario, tutto ha causa o effetto).

In queste pagine riflette incessantemente, cosa già molto apprezzabile di questi tempi, e lo fa a modo suo, fuori dai canoni, dalle maniere abituali, senza abbracciare l’avanguardia o la retroguardia, senza rientrare in certo lirismo esausto oggi tanto diffuso.

Se la poesia è una forma di suggestione per gli appassionati del genere e una autosuggestione per gli stessi autori, la saggistica serve per spiegare e comprendere quella suggestione, quell’autosuggestione, e anche per conoscere con una certa precisione le coordinate esistenziali, metafisiche, culturali di un poeta.

Per Anelli la poesia è una ragion d’essere. Lui dice la sua a ogni costo, evitando ogni forma di omologazione e di cattivo gusto. Questo libro è sublimazione contro il subliminale, è razionalità irrazionale e irrazionalità ragionevole, è follia saggia, è saggezza folle; questo libro è potente e crudo, carnale e cosmico e, se sapete apprezzare la vera scrittura, anche estatico, perché la saggistica in fondo diventa un altro modo di declinare la poesia.

Il suo stile scaturisce da un mix di nozioni culturali, esercizio, immaginazione e razionalità. Tutto ciò non è viziato da nessuna faziosità ideologica né da nessun culto della personalità. Anelli è soprattutto una persona libera, che esprime il suo libero pensiero. Il materiale è ricco di spunti e contenuti.

È un flusso prorompente di riflessioni, dove si vengono a conoscere i suoi ascendenti, influssi, maestri.  È tutto chiaro e leggibile pur non essendoci semplificazioni, dato che il registro non è mai basso.

Vi invito a leggere questo bel libro, che vi porterà dentro una mente e dentro una mentalità completamente differenti rispetto a quelle in cui ci imbattiamo tutti i giorni. Il filosofo Karl Popper teorizza tre mondi:

“1. il mondo degli oggetti fisici o degli stati fisici;

2.il mondo degli stati di coscienza o degli stati mentali, o forse delle disposizioni del comportamento ad agire;

3. il mondo dei “contenuti oggettivi di pensiero”, specialmente dei pensieri scientifici e poetici e delle opere d’arte.”

Anelli in questo libro indica la via per vincere il dolore esistenziale. Se il mondo 1 fa soffrire, allora il mondo 2 deve rivolgersi al mondo 3. Ed è quello che lui fa, anche se sembra facile a dirsi ma non a farsi.

Anelli cerca di vivere nella solitudine, di ritagliarsi uno spazio vitale personale che lo ripari per quanto possibile dal mondo. Ma ogni poeta che si rispetti (uno che non si “vende”, che resta fedele a sé stesso) è solo anche senza volerlo.

È l’unico modo per non farsi distrarre dalla superficialità e dalla futilità di questa società. Leggendo quest’opera mi chiedo se la solitudine sia più nel conformismo, nella massa, nel mainstream, ma anche nella socialità e nell’estroversione sessuale a tutti i costi oppure nel ritirarsi in sé stessi, nel non cercare di confondersi con nessuno?

Certamente la solitudine comporta rinunce. Per Pasolini per essere soli bisognava essere forti e in salute. A volte tutti hanno bisogno di rimanere soli, ma rimanere soli troppo a lungo è intollerabile. L’autore non lo scrive espressamente, ma la solitudine è strettamente connessa al destino (“E ancora una volta sono rimasto solo” direbbe Jeong Dahee), oltre che a una libera scelta, e il rapporto con sé stessi, così come il tentativo di riconnettersi con il mondo per tutti i solitari, è spesso contraddittorio e conflittuale; c’è chi paga a caro prezzo la solitudine, che talvolta comunque può portare a creare opere artistiche notevoli.

A ogni modo per quanto solidali poco ci importa sapere se quello del Nostro sia un esilio o un autoesilio: ciò che sappiamo è che di certo non è un “buen retiro” perché ci sono le sofferenze degli “inganni” e delle “scorie” esterne (così li definisce in un articolo più recente), insomma le ferite dell’animo.

Le sue opere sono la dimostrazione che la solitudine ha anche una sua forza, che con la solitudine si può dialogare, che la solitudine aiuta a meditare, che a sua volta si può meditare sulla solitudine. La sua solitudine a mio avviso è salutare e ben ponderata (a scanso di equivoci essa è assai diversa dell’isolamento).

E ancora, leggendo questi scritti, mi chiedo: può una persona occidentale fare come i monaci tibetani e fortificare sé stesso e le proprie idee con la solitudine? È possibile trarre linfa vitale dalla solitudine? A leggere queste pagine la risposta molto probabilmente è affermativa.

Anelli per quanto possibile si ritira nei suoi pensieri e li annota tutti. Non sono propriamente articoli, i suoi, perché rifugge sia dalla linearità che dal rigoroso senso critico, dalla cronaca come dalla polemica.

Ma probabilmente sono molto di più che articoli, se consideriamo l’elevata qualità che li contraddistingue. Potrei affermare che non è assolutamente un autore che rasenta il grado zero e le tautologie verbali, che è intuitivo, ma a onor del vero la caratteristica di questo libro è che è controintuitivo (infatti non usa la logica abituale) e con concetti, rimandi, input letterari sintetizza la contraddittorietà dell’animo e della realtà.

Essere controintuitivi è un modo efficace di prendere strade mai battute, di non cadere in ovvietà e lui ci riesce bene, non finendo mai preda di eccessive razionalizzazioni e intellettualismi. Le sue autorivelazioni diventano rivelazioni per il lettore.  Insomma, per dirla con Balestrini e Mazzoni,”la poesia è un’intelligenza”,e Anelli ne ha tanta, la coltiva, la esprime, ce la dona: tutto quello che deve fare un poeta senza filtri né compromessi ma in modo autentico.

Il suo raccoglimento interiore a mio modesto avviso gli è utile perché lo porta a eliminare la stupidità del mondo circostante e gli fa distinguere il grano dal loglio dentro di sé. Leggere questo libro significa arricchirsi, prendere tutto il buono della letterarietà contemporanea.

È un’opera che va letta attentamente, poiché è frutto di rielaborazione di letture e collegamenti tra molte voci poetiche.  I suoi scritti sono frammenti eterogenei. Anelli è imprevedibile perché coglie l’inaspettato, il non colto, il non pienamente risolto in sé, in noi, nel mondo.

Le sue parole suscitano nel lettore degli interrogativi, senza mai risultare troppo complicate e difficili.  Questi scritti sono prose d’arte moderne, molto singolari perché intrise della personalità e della cultura originale e complessa dell’autore, che vola sempre alto perché è profondo.

Il linguaggio è traslato, ricco di figure retoriche significative, non cade mai nella retorica fine a sé stessa. Leggendolo, si intuisce che è un uomo che sa veramente cos’è la vita, è un uomo che ha attraversato e superato delle crisi interiori. Il poeta conosce le notti insonni, che diventano a volte notti disperate, ma metabolizza e supera questa angoscia con i suoi scritti.

Il nostro potrebbe affermare a pieno titolo e senza infingimenti la famosa espressione “mio simile, mio fratello”. Dirò di più: un poeta per essere degno di questo nome deve aver accettato e integrato la sua follia e la follia del mondo; Anelli in questo senso si dimostra un artista a tutto tondo, completo.

È un visionario ben calato nella realtà, è un realista che ha ancora capacità di sognare. Ma fa intendere anche le contraddizioni del capitalismo, la scomparsa della borghesia, le ingiustizie sociali. A chiare lettere ci fa intendere che ha scelto un’altra vita, quella contro l’arrivismo e l’accumulazione.

Non è però assolutamente un illuso, dato che sa bene che tutta la poesia di questo mondo non potrà mai togliere territorio al nichilismo imperante, di cui tutti siamo intrisi perché il Nulla è dentro di noi e perciò scrivere significa lottare contro sé stessi; quindi il Nostro sa bene che lui e tutti gli artisti sono destinati al fallimento.

Se poi consideriamo che in Italia sono più coloro che scrivono libri di quelli che li leggono, e che chi li scrive spesso non legge i libri altrui, ecco allora che la sconfitta dell’autore è inesorabile ed è la sconfitta di tutti noi, versati in queste cose umanistiche.

Quest’opera di Anelli è più che propedeutica rispetto alle sue poesie, dato che è chiarimento, completamento, sintesi e infine poesia essa stessa. Ci fa capire la sua conoscenza della tradizione.  Inoltre in essa troviamo chiavi interpretative della realtà senza che queste vengano imposte dogmaticamente, perché il poeta non ha mai uno stile cognitivo troppo categorico e di fatto propone ma non impone la sua visione del mondo.

Anelli guarda dove pochi guardano e lo testimonia, lo descrive con minuziosità e accuratezza, ma senza elucubrazioni sofisticate. Il suo sguardo diventa il nostro sguardo, l’oggetto diventa il mondo, c’è osmosi tra segno e simbolo, tra parola e concetto, tra conscio e inconscio.

Ma ciò che è più notevole in questo libro è il fatto che il suo autore ha capito perfettamente che per essere saggisti, al mondo d’oggi, è meglio non  fare un’ecfrasi di questa civiltà dell’immagine, ma possibilmente neanche fare anche un’ecfrasi al rovescio, ovvero  trasformare le parole in immagini; è preferibile invece, per andare al cuore delle questioni intellettuali,  muoversi di concetto in concetto, di ragionamento in ragionamento,  di nozione in nozione, di esperienza di vita in esperienza di vita, di stato mentale in stato mentale,  di idea in idea, di rovello in rovello.

Il nostro è un iconoclasta della mentalità comune e al contempo un apologetico della letteratura.   Per quanto riguarda le dinamiche psicologiche questo libro è una reazione al mondo, un tentativo di compensazione, un meccanismo di difesa dalla realtà che mai cerca vie di fuga per approdare in mondi fittizi, ma è distanza e partecipazione, distacco e coinvolgimento emotivo, fino a raggiungere il punto apicale dell’abreazione.

Non vorrei appesantire tutto con troppo virgolettato, ma questa citazione fa davvero al caso di Anelli e di questo libro: “Il poeta è il “conoscitore delle regole del gioco e del linguaggio, l’inventore di nuove formule” (E. Gomringer). È appropriato a mio avviso scrivere che il Nostro va oltre l’autorappresentanza della sua soggettività, pur lasciando nei suoi scritti la traccia fisiologica, quel residuo ineliminabile dell’io; allo stesso tempo questo libro è la prova provata che l’unica poesia possibile e praticabile oggi in Occidente è un elemento residuale dell’alienazione e della reificazione e Anelli ne è un ottimo cantore (lo scrivo senza piaggeria, né bonaria indulgenza).

La sua è una voce che si discosta dalla maggioranza. La sua è una voce che si distingue dalle altre. Almeno questo gli si dovrebbe legittimamente riconoscere, anche se ormai la poesia a questo mondo non fa più scalpore e non causa alcun movimento tellurico. La sua poesia è una poesia alternativa ma anche, a piena ragione, una poesia dell’alternativa (di vita, di pensiero).

 

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Davide Morelli, Nato nel 1972 a Pontedera. Laureato in psicologia.  Ex commerciante di mobili, oggettistica marinara, abbigliamento.  Collaboratore di blog culturali e testate giornalistiche online. All’atto pratico disoccupato. Cammina sempre da solo all’alba. Legge, medita sulla vita e scrive. Informazioni più dettagliate su di lui ai seguenti indirizzi: https://linktr.ee/davidemorellix e https://www.anarcopedia.org/index.php/Davide_Morelli

 

Giorgio Anelli ha pubblicato come scrittore Parole che si infiammano tra le inquietudini della vita (2013), Il cedro del Libano – racconti (2015), il romanzo Lettera da Noversch (2018), i saggi Simone Cattaneo. Di culto et orfico (2019) e Cristina Campo. Catabasi nel destino (2021) tutti per Ladolfi Editore, e su Pangea.news il romanzo a puntate Mirabilia Dei (2019). Come poeta invece ha pubblicato L’umana ferocia o Poesie dall’inferno (Kolibris Edizioni, 2017), 8 Bohemian poems (2017), il poemetto Una stagione in paradiso (2018) e Lampi dall’esilio (2020) sempre con Ladolfi Editore. Nel 2020, Buenos Aires Poetry traduce e pubblica in Spagna a Londra e in tutto il Sud America La Ferocidad Humana ó Poemas del Infierno. Scrive per Pangea.news (rivista avventuriera di cultura & idee). Nel 2021 svariati suoi articoli e traduzioni di poesie apparsi su Pangea sono stati raccolti nel libro Frammenti, folgori e visioni (Ladolfi Editore). Nel 2022 la casa editrice Ensemble pubblica ‒ aggiornato da molti inediti ‒ Poesie dall’inferno.