Daniele Gigli – da “Alyscamps”

GIGLIDaniele Gigli (Torino nel 1978), lavora come archivista, digital curator e content editor. Collabora con “Studi cattolici”, “Il sussidiario” e “Biblioteca di via Senato” e ha pubblicato i libri di poesia Fisiognomica (2003) e Presenze (2008), oltre ad alcune traduzioni da T.S. Eliot, tra cui Gli uomini svuotati (2010) e Mercoledì delle Ceneri (2013). Sta attualmente lavorando al libro Fuoco unanime, la cui sezione eponima è stata anticipata nell’Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea 2013 pubblicato da Raffaelli.

Daniele  Gigli

da Alyscamps

(inediti)

 

1

 

Il fiume scende e porta melma,
increspa e stagna, lega
sponda a sponda, sterpi ad altri sterpi.
Facce confitte nella pece
e corpi abbandonati, sassi e terra, sangue e sperma.

«Portaci a casa» mormorano i corpi stesi
nelle casse.
                Il fiume canta e fa cantare.
                                                         «A casa, a casa»
prendono coraggio le ossa, si ubriacano di sé berciando
all’acqua, a quelli che rimangono, rivolgono il lamento
a un mondo d’ombra e attesa.

Facce confitte nella pece e corpi abbandonati.
I nomi parlano alla terra
e il giorno s’alza, s’alza la sua maschera,
spella scaglia a scaglia il bronzo della notte,
lo dissìpa, porta via
la nostra gloria, il nostro mondo.

 

 

4

 

«Chi passa il delta muore».
Uomini che s’alzano nell’alba, verde
l’alba, verde la speranza. I nomi
tornano alle facce, alle attese di giornata,
dove riaffiora l’opera interrotta.
                                             I nomi
tornano e le forme, i fili dell’intreccio
sparsi si ricuciono, s’intessono nel ritmo ignoto
del disegno, nell’ordine di pieno e vuoto, fioriscono
le immagini, la trama esborda dall’ordito.

Tempo confuso e in pena,
tempo fermo, tempo senza fine.

«Avremo un corpo luminoso un giorno?»
Si innalzano preghiere dalle case,
dai borghi che inchiodarono le assi.
«Un giorno, un giorno»
chiedono pietà e memoria
– loro estinti, loro vinti –
pietà e memoria mentre passa,
mentre si dissolve questa gloria,
questo mondo.

 

 

5

 

Quanti arrivati, quanti travolti dalle acque?
Alberi mettono radici e fanno foglie,
gemmano, fan frutti.
                              Il picchio posa il becco a tempo.

La terra drena e trema, ingoia
lo schianto della luce sulle zolle aperte
al tempo della semina, nell’alba di stagione.
Mani che pregano congiunte,
mani ferme, labbra ferme, mani e labbra e voci senza voce,
corpi senza nome.

«I corpi ai corpi, le anime al Signore»
cantano le ossa al delta, agli uomini col saio
mentre danza, danza e vive la sua gloria
questa vita, questo mondo.

  

N.d.A.: Alyscamps, corruzione di Champs Élysées, è il nome dell’antica necropoli di Arles, sul delta del Rodano. In seguito alla sepoltura di san Genesio, martirizzato sulle rive del fiume ai primi del 300, la necropoli divenne oggetto di una devozione popolare sempre più ampia che si diffuse per tutta l’Europa. Fu in virtù di questa devozione che dai villaggi a monte del Rodano sorse l’uso di affidare al fiume le bare con i propri morti, nella speranza che arrivassero fino ad Arles e che lì qualche anima pia si prendesse cura di seppellirveli.
Il poemetto racconta il viaggio di alcune di queste casse, i sentimenti di chi le affidò al fiume e quelli di chi si trova, a distanza di qualche secolo, a raccontarne la storia.


Daniele Gigli (Torino nel 1978), lavora come archivista, digital curator e content editor. Collabora con “Studi cattolici”, “Il sussidiario” e “Biblioteca di via Senato” e ha pubblicato i libri di poesia Fisiognomica (2003) e Presenze (2008), oltre ad alcune traduzioni da T.S. Eliot, tra cui Gli uomini svuotati (2010) e Mercoledì delle Ceneri (2013). Sta attualmente lavorando al libro Fuoco unanime, la cui sezione eponima è stata anticipata nell’Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea 2013 pubblicato da Raffaelli.

Fotografia di proprietà dell’autore