Giancarlo Consonni, Pinoli (Einaudi 2021) – Anteprima editoriale

Giancarlo Consonni è nato a Merate, in Brianza, nel 1943. È professore emerito di Urbanistica al Politecnico di Milano. Ha pubblicato raccolte di poesie sia nel dialetto di Verderio (Lc) – Lumbardia (i Dispari 1983), Viridarium (Scheiwiller 1987) e Vûs (Einaudi 1997) – sia in italiano: In breve volo (Scheiwiller 1994), Luì (Einaudi 2003), Filovia (Einaudi 2016) e, con lo pseudonimo di Jean-Charles d’Avec Sommeil, Oblò (LietoColle 2009). In uscita la raccolta Pinoli (Einaudi 2021). Sulle origini della sua poesia ha scritto Da grande voglio fare il poeta (La Vita Felice 2013).

Si ringrazia l’editore Einaudi per la concessione dell’anteprima.

Si riporta qui la quarta di copertina:
“Già nelle sue piú recenti raccolte si vedeva come la poesia di Consonni tendesse a concentrarsi in forme brevi, immagini sintetizzate in pochi versi incisi nel bianco della pagina, e nel silenzio. Questa tendenza si accentua nel nuovo libro in cui, accanto ad alcune composizioni piú articolate e piú narrative condotte sul filo della memoria, prevale una poesia molto simile all’haiku: brevi o brevissime descrizioni naturali fatte di una sola frase, a volte senza nemmeno un verbo. Sfilano cosí animali di varie specie, quasi sempre di piccole dimensioni: merli, pettirossi, lucertole, branzini, cefali, farfalle, cicale, libellule… E anche fiori, piante; e venti come il grecale, e nuvole, e aurore e tramonti. Poesie piccole, come i pinoli del titolo, che contengono però tutto il sapore della natura, che riescono a intercettare il «lievitare del canto | che sale dalla terra», trovando la via segreta per mostrare la bellezza nascosta del mondo. Poesia fatta di apparenze che subito diventano astratte, metafisiche, come in certi quadri di Cézanne. L’opera della maturità di un autore che, dimessamente come è sua indole, è ormai entrato a buon diritto nel canone della migliore poesia italiana.”

 

***

 

Parola

 

Porgere la parola
al silenzio
come all’amata
un fiore.

 

*

 

Assolo

 

Si inabissa la serpe.
Nell’assolo del pettirosso
– grazia e mestizia –
la notte trova la sua tana.

 

*

 

Grazia

Ansima il cane
lungo la pietra del sentiero
precede le portatrici d’uva
i cesti ricolmi sul capo.
Passa scalza la grazia
sospesa
in un inizio senza fine.