Francesco Paolo Del Re – inediti

Francesco Paolo Del Re (Bitonto, Bari, 1980) vive a Roma ed è un inviato del programma Chi l’ha visto? di Rai Tre. Ha esordito in poesia con il libro Il tempo del raccolto (SECOP Edizioni, Corato, 2015) e ha ideato e curato l’antologia Le gazze disattente. La Puglia, l’impegno, dodici poeti (SECOP Edizioni, Corato, 2016). Si occupa di arte contemporanea ed è direttore artistico dello spazio espositivo Casa Vuota di Roma. È autore di testi di critica d’arte e di due saggi di critica teatrale pubblicati in volumi collettanei. Scrive per Espoarte, Segno ed Exibart e ha collaborato con le pagine culturali di diversi quotidiani e periodici (tra gli altri il Manifesto, Liberazione, Il Fatto Quotidiano, Aut, Arte e Critica).

Francesco Paolo Del Re
Inediti

*

Il cane non c’è più. Se n’è andato
nel posto in cui vanno le corone
di pensieri quando non siamo
più re. Con lui sono partiti uccelli
migratori destinati a non
fare ritorno nelle primavere
che si succederanno silenziose
e la forma della casa echeggia
un vuoto che non avresti mai
creduto nel diventarti adulto

*

Storie, cieli, lampi evanescenti,
che sulla cupola dei glutei scivolano
e si perdono come fa la pioggia
che è già canto metropolitano.
Senti? Nella deriva di gennaio
sotto Orione attento e muto
intuisci una spinta e un imbroglio.
Brilla di luce accesa e sembra
un fuoco fatuo, un neon, un flash,
adamantino e struggente, vivo
nel dolore, portato mille volte
in alto in basso in ogni dove.

*

Luci della mia vecchiaia, i giorni
vanno altrove con un vento d’anime
passate. Potessi una mattina
di gennaio riprendere la frase
lasciata a metà e ritornare
al centro delle cose, indietreggiando

*

Novembre sbilenco, inzuppato
e astioso. Così farsi castagna,
lumicino che balugini tremulo
fino dentro la pancia del magone

*

Interstiziali giravolte
lì dove il suono trema
stanno raccolte nelle parole procacciate
con i denti, dove la lingua sbatte
forte e senza suono. Sai, le vette
del silenzio fanno piano a farsi fondo
dove il sonno tira, nel risucchio
di un oltraggio spartivento

FOTO DI DIGNO IGNANI