Francesco Luca Santo – Inediti

Francesco Luca Santo è nato ad Augusta (Sr) nel 1978. Nel 2012 ha pubblicato il racconto Al di là della notte (Cicorivolta edizioni) e nel 2014 I riti della settimana santa oggi, nella provincia di Siracusa (IRDA edizioni).

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Come fai a non percepire il sapore di quest’illusione
questa marcia difettosa di pupazzi di lycra
ricurvi in viali di cemento armato
aggrappati a un lenzuolo di pietre.
Come fai a non comprendere cosa cresce
nella radura nei lampioni in amnesia.
Dimmi cosa vorresti trovare al di là delle staccionate
delle inferriate che trattengono le finestre
dei contratti prematrimoniali dei divorzi a basso costo
non lo vedi questo viavai di muscoli e pelle
di ossa paralizzate di nervi stremati nell’ansia
non lo vedi quel ribollir di sangue
in autostrade di veleni i latrati come di lupi
non ti accorgi di come è caro il prezzo dei sogni
dentro questo luna-park a gasoline.
Che cosa credi questo è un verme metallico:
corrode scava sottoterra impazzito
consuma neuroni nei pensieri circonfusi.
Si è come imprigionati entro fontane di nylon
si è immuni al virus dell’amore
è un vento di polveri sottili
entrano fin dentro lo stomaco lo infilzano
e tu sei in asfissia non ti accorgi d’altro.
Di cosa hai bisogno nel mare di carta
che si dimena ferito come un lungo
e largo serpente nel deserto.
Tenti di racimolare parole di indugiare stupito
davanti alla compiutezza degli alveari sugli alberi
ma non hai il coraggio
queste lapidi di palazzi queste case
in fila come croci sono rassicuranti in fondo
eppure sai che c’è un fiume più onesto
un prato dove scintillano le ombre
ma tutta l’ambizione si ferma lì
davanti alla nebbia ai risentimenti
in scadenza di revisione
e si accetta ogni cosa
come unica via d’uscita.

*

Io sono un numero che non ha collocazione
che non aggiunge e non sottrae né moltiplica
ma divide solamente divide
un numero di una serie di numeri
che hanno il cuore imbottigliato
il pensiero lavato nella candeggina e l’amore
lasciato a morire in un bicchiere di du demon.
Io sono un numero rifiutato
nella trincea dei cavalcavia
indifferente a ogni ora pigro
come pigra è la strada
con i suoi negozi illuminati le librerie vuote
scavata nello smog nella pubblicità dello smartphone.
Io sono un numero che si defila
si fa metastasi si fa cinismo
e si chiude in una tana di 2 x 2
e mi chiedo se in fondo
essere numeri non sia un dono
perché essere uomini
nel baccano della globalizzazione
è una spaventosa sfida.

*

Se domani tramonterò come il sole
illuminami il silenzio
affinché io possa sfiorarti
possa fiorire nelle tue terre
inalando il sole
dalle braccia di una panchina
con gli occhi bassi
con il respiro inerme
fino a quando non si fermi
ogni sbadiglio del fiume
che ha partorito una stirpe
e un’incoerenza di poesia.