Francesco Folletti – Tre inediti

55811487 409464646280540 5235966446978203648 nFrancesco Folletti è nato a Roma il 23 marzo 1991. Studia lettere moderne a Siena. Francesco Folletti
Tre inediti

Quando l’equivoco guadagna un suo destino, un inferno mette radici e presto o tardi si riverserà come una pestilenza. Non sapendo escludere il dolore dalla cicatrice, una mia distrazione ha permesso all’equivoco di penetrare netto, dilatando il vuoto della tua assenza. L’abitudine più grande è diventata la paura di una devozione che altro non chiede se non di essere battezzata. Ho circoscritto l’equivoco, liberandolo da quel tiranno astratto che è il tuo nome: come se celebrassi questi vetri su cui poggio la fronte.

*

Ogni cosa, nel ricordo di un’infanzia che parla solo per farsi spazio, lo prepara alla paura di non esistere dietro quel volto. Con gli occhi chiusi li sente usare le parole nell’unico modo in ?cui le persone sanno realizzarsi: aggredendo un proprio simile. La mattina torna ad essere reale nella luce che filtra dalla porta del bagno, vede suo padre radersi, concedersi un rituale fatto di gesti minimi e innaturali, uno di quei gesti che allo specchio significano sempre altro. Sente una paura dilatarsi nello stomaco, i crampi lo piegano all’altezza del termosifone, sente la bocca asciutta, l’assillo di una colpa che si ripete dall’altra parte del muro. Per qualche istante non accade nulla, poi le grida, la nausea che copre questo ricordo, questi due individui soli e incomprensibili confinati da metri di soffitto contendersi una delle poche ragioni rimaste per esserci ancora a quell’età. Dalla porzione di muro che lo sostiene non vede che corpi e capelli e nessuno di questi esseri appare stanco o intento a concedere spazio all’altro. Si sentono fragili e minacciati, sono due persone che per pietà e per dolore lo hanno amato e usato e che adesso percorrono traiettorie separate, come se avessero esaurito le definizioni che annullavano la precarietà di ogni rapporto. Si accascia a terra, guarda le vene sull’avambraccio. Spera di risvegliarsi nel suo letto.

*

Come se la pietra imitasse il cielo, tendendo la mano verso il paesaggio
osservare come si indossa un dolore ancora giovane
nel telefono che non suona, nella voce che non arriva
e dipanare questa miopia di crescere, le sue vie di scampo sconsolate e neutrali.
E rivedere nella sabbia, con 40° d’angoscia
gli snodi e gli incroci mentali a cui cerco di non cedere
alla fronte che confonde sudore e fondale.

Domani sarà uguale a oggi, è un errore, significa molto.


Fotografia di proprietà dell’autore.