FORSE UN ALTROVE: Ipotesi di viaggio attraverso la poesia, Prefazione di Marco Vitale Immagini di Edoardo Ferri (Il Labirinto 2021) ANTEPRIMA EDITORIALE

Ipotesi di viaggio attraverso la poesia

È possibile viaggiare dentro un labirinto? Viaggiare, come ai veri viaggiatori accade mentre partono e non si chiedono dove andranno – suggerisce Baudelaire – et, sans savoir pourquoi, disent toujours: Allons! Sembrerebbe di no, sembrerebbe che in un labirinto ci si possa solo aggirare, cercando invano una via d’uscita. Eppure col presente volume torna un labirinto – ma è venuto il momento di ritrovare l’iniziale maiuscola – che ha provato da sempre a smentire tale supposizione. Il Labirinto, questo il nome della nostra casa editrice, nasce infatti nel 1981 per dare luogo alla poesia, quell’esercizio che nella massima esattezza del dettato crea prospettive potenzialmente senza fine, slarga le dimensioni naturali forzando le leggi dell’ottica. E del tempo. E questo anche quando si dà nel periplo di una stanza, come quella del settecentesco capitano Xavier de Maistre, lì ristretto per un’infrazione al codice militare. Il Labirinto torna dopo un periodo di silenzio dovuto principalmente all’assenza di chi, ponendone le angolarità di fondazione, ne aveva disegnato l’originale fisionomia, secondo un progetto in cui qualità dei testi e dell’immagine si tenevano e stabilivano un continuo. Ricomincia senza Gianfranco Palmery, lo straordinario poeta ed editore di poesia troppo presto mancato, quanto non solo non è semplice per i suoi amici, ma comporta una responsabilità ancora tutta da capire. Abbiamo così pensato di ricominciare con una riflessione sul viaggio, secondo le particolari strategie dei poeti convocati. Poeti di generazioni diverse, autori affermati e giovani di sperimentata vocazione, voci accomunate da una ricerca di scrittura che fa della pagina un luogo privilegiato ed esposto. E tra i poeti ci è parso bello comprendere la voce di Gianfranco, con un testo di mirabile nitore, un dono. Le risposte dei poeti, come il lettore potrà verificare di seguito, sono state le più diverse com’era, oltre che inevitabile, auspicabile e giusto. E il viaggio, costeggiandone i luoghi, ha preso spesso perle vie della memoria, dell’interrogazione, del bilancio esistenziale, del sogno. Ne è derivato un portolano che si offre con i suoi contorni via via rilevati, le sue linee sorprendenti e asperità che domandano solo di essere percorse, seguite da uno sguardo amoureux de cartes et d’estampes.

MARCO VITALE

*

Annelisa Alleva

Il mio letto

Il mio letto
è una morbida busta bianca
nella quale mi rifugio
ogni sera a dormire.
Io sono missiva
ripiegata su se stessa
e insieme viaggiatore
che tenta di distrarsi
dalle fatiche dei preparativi;
eppure a stento
il timbro del sonno
suggella il mio viaggio,
a stento precipito
con le altre ombre bianche
nel buio pesto dell’incoscienza.
Il mio treno ritarda,
non vuole partire.

Mentre tento di assopirmi
una mano ignota
verga le ultime righe.

Domani approderò in un altro paese.

*

Marco Corsi

Pomuch

avete creduto di me vedere, amici,
la miglior parte, ma al primo soprassalto
dell’estate o in agosto, la mente fa un nodo
sull’asfalto e la carne s’imbelletta
con tenerissimo verde. da questa giungla
orizzontale di morte, sole e machete
porto ancora un rito antico di pietà amena,
se visito per caso un cimitero:
stringendovi tutti a me nel caldo nido
del pensiero, lucidando con cura
le vostre ossa, cerco invano di tapparvi
la fossa della bocca.

voi avete visto di me una parte oscura
mentre io fiorisco e cresce il bianco
al terzo piano di un piccolo edificio blu,
secondo cielo a destra. mi cresce calce
viva in petto e mi ripiego a molla
come il pazzo manichino
nella scatola dei morti.

*

Eleonora Rimolo

Li rivedi quegli incontri tutti dentro

Li rivedi quegli incontri tutti dentro
una notte sola, dilatati dentro un tempo
che non si sfila ma è denso e solido
accovacciato a volte dentro granuli
sordi, a volte disteso – un linoleum
poco pulito. Così sono questi pensieri
che adesso spogliano solo il tuo silenzio
mentre parte un altro treno e tu sei
dentro chissà quale città dolente
senza sorriso, la testa bassa, piegata
annerita dal fumo. Avevi invece
una fronte giovane, due occhi amuleto
e un graffio inguaribile sottile
come bocca – sanguinava bellezza.
Che cosa sono gli anni.