Fabio Pusterla – Pizzo dei tre Signori

PUSTERLA

Fabio Pusterla. Cresciuto a Chiasso, dopo la maturità liceale conseguita a Lugano si è laureato in Dialettologia italiana a Pavia con Angelo Stella. È poeta, saggista, traduttore e insegna presso il Liceo di Lugano 1, città in cui vive.La sua prima raccolta di poesie Concessione all’inverno (Casagrande, 1985) ha suscitato il consenso immediato di critici e poeti. Tra le sue opere più recenti ricordiamo l’antologia d’autore Le terre emerse. Poesie 1985-2008 (Einaudi, 2009), il volume di saggi sulla poesia contemporanea Il nervo di Arnold e altre letture (Marcos y Marcos, 2007), il libretto di argomento scolastico Una goccia di splendore. Riflessioni sulla scuola, nonostante tutto (Casagrande, 2008) e il recente Quando Chiasso era in Irlanda e altre avventure tra libri e realtà (Casagrande, 2012), raccolta di prose poetiche e saggistiche e Il nido dell’anemone – Riflessioni sulla poesia di Philippe Jaccottet (d’If, 2015). Numerose le traduzioni letterarie: Yves Bonnefoy, Nicolas Bouvier, Corinna Bille, ma soprattutto Philippe Jaccottet.Tra le ultime pubblicazioni di poesia, Corpo stellare (Marcos y Marcos, 2010), giunta in pochi mesi alla seconda edizione, è stata accolta favorevolmente dalla critica nel segno della conferma e del rinnovamento rispetto alla produzione precedente; Argéman (ibid., 2014) e la suite Ultimi cenni del custode delle acque (Edizioni Carteggi Letterari, 2016).Nel 2007 gli è stato conferito il Premio Gottfried Keller per l’insieme della sua opera, mentre nel 2009 ha vinto la sezione poesia del Premio Giuseppe Dessì.

Fabio Pusterla
PIZZO DEI TRE SIGNORI
(inedito)

PIZZO DEI TRE SIGNORI

PUSTERLA 02

                                    In memoria di Marisa,
                                    che è andata di là

Da qui, dove siedi, una finestra ti conduce
verso orizzonti multipli.
Distante, oltre la curva dell’acqua,
più in là delle prime giogaie,
c’è una montagna di cui da tempo cerchi il nome
e credi di conoscere adesso. In certe sere
o albe la circondano strisce di nuvole rosse
e lei stessa si infiamma, come prendendo luce
e chiamando lo sguardo, chiamando.
Dice che più lontano c’è qualcosa,
valli planari, aquiloni o nevai, passaggi
che sembrano impossibili e invece collegano mondi,
fuochi sparsi.

pusterla 03

Più vicino, sulla ringhiera appena fuori, d’inverno,
viene talvolta un pettirosso, proprio in linea
con la cima rosanivea lontana; è come se il suo petto
ripetesse un segnale, un colore, lo mormorasse piano
prima di prendere il volo. Sulla barra, sul filo
crepitante di un arbusto rinsecchito,
in un accenno di vento.
Resta lì, come immobile, intento,
e quasi potresti pensare che il suo minimo occhio
imperscrutabile ti stia cercando, se la cosa non fosse
assurda. Una tersa mestizia, o forse un’ilare
disperazione lo accompagnano.

Ma poi, accanto a te, sopra il tavolo,
emerge, rosa, dai fogli un frammento di quarzo,
di cui avevi scordato l’esistenza, carambolato
da qualche antro o bottega di montagna;
solo un frammento irregolare, non polito,
la traccia di una dura perfezione
maturata nelle ere,
nella torsione della terra slogata e compressa.

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E una linea collega
la pietra il pettirosso la montagna le nubi,
una linea ideale che forse da te
parte o a te giunge, e che poi ti oltrepassa
e continua il cammino alle tue spalle,
verso quello che ignori.

Ciò che non vedi e non sai,
dietro di te dove un vecchio camino in disuso
si fa aperto armadio di libri e di appunti,
e in cui non lingueggiano fiamme, non più,
ma silenziose scoppiettano parole
che vengono e vanno,
dietro i muri e le case, dentro
le rocce calcaree del costone,  le magre
vene d’acqua sotterranee, presso le quali onischi
e altri animali delle tenebre
ne intuiscono forse il passare di raggio, energia
degli spazi che persino quaggiù non si placa,
fischio o vento di luce quasi spenta che pure continua,
che insiste e si fa onda, brivido, inquietudine
tra le faglie, gli strati, e richiamo del fuoco profondo,
del fuoco nascosto che pulsa,
non dimenticato non dimenticabile mai;

PUSTERLA 01

ciò che vedi e non sai immaginare
nel suo prolungarsi infinito, a sud est
nella vertigine dell’oltre,
traversando il silenzio della notte, ora,
di stelle o caligine, nel buio
che la freccia di fuoco travalica forse,
guidando verso l’ansia degli spazi e dei tempi
nel ronzio dei pianeti.

Tre signori.
Il primo nome è la distanza,
il fuoco che brucia lontano,
con tenera angoscia;
poi viene mite il signore
dell’aria e del sangue, la piuma
che splende e scompare;
e infine il terzo è nome di pietra,
radicata nei millenni che dice
di avere pazienza di avere fiducia.

Ognuno ha la sua voce e la sua luce, il suo grido
di fuoco e di cristallo, di niente, d’aria e d’ala
che ti lacera. Come una voce che tace che tace
e nel tacere dice più d’ogni altra.


Fabio Pusterla. Cresciuto a Chiasso, dopo la maturità liceale conseguita a Lugano si è laureato in Dialettologia italiana a Pavia con Angelo Stella. È poeta, saggista, traduttore e insegna presso il Liceo di Lugano 1, città in cui vive.La sua prima raccolta di poesie Concessione all’inverno (Casagrande, 1985) ha suscitato il consenso immediato di critici e poeti. Tra le sue opere più recenti ricordiamo l’antologia d’autore Le terre emerse. Poesie 1985-2008 (Einaudi, 2009), il volume di saggi sulla poesia contemporanea Il nervo di Arnold e altre letture (Marcos y Marcos, 2007), il libretto di argomento scolastico Una goccia di splendore. Riflessioni sulla scuola, nonostante tutto (Casagrande, 2008) e il recente Quando Chiasso era in Irlanda e altre avventure tra libri e realtà (Casagrande, 2012), raccolta di prose poetiche e saggistiche e Il nido dell’anemone – Riflessioni sulla poesia di Philippe Jaccottet (d’If, 2015). Numerose le traduzioni letterarie: Yves Bonnefoy, Nicolas Bouvier, Corinna Bille, ma soprattutto Philippe Jaccottet.Tra le ultime pubblicazioni di poesia, Corpo stellare (Marcos y Marcos, 2010), giunta in pochi mesi alla seconda edizione, è stata accolta favorevolmente dalla critica nel segno della conferma e del rinnovamento rispetto alla produzione precedente; Argéman (ibid., 2014) e la suite Ultimi cenni del custode delle acque (Edizioni Carteggi Letterari, 2016).Nel 2007 gli è stato conferito il Premio Gottfried Keller per l’insieme della sua opera, mentre nel 2009 ha vinto la sezione poesia del Premio Giuseppe Dessì.

Fotografia dell’autore tratta dal sito del Premio svizzero di letteratura